INWED_2020

Sempre più donne ingegnere contro pregiudizi e disparità

“Non è roba per ragazze” quante volte, ancora oggi, sentiamo ripetere questo – odioso – stereotipo di genere?

L’esclusione o la forte limitazione all’accesso alla conoscenza e all’esercizio delle professioni tecnico-scientifiche da parte della popolazione femminile ha antiche radici sociali e culturali. Radici profonde e, dunque, dure da estirpare del tutto. Con la conseguenza che ancora all’inizio dei Duemila, le ragazze che terminavano il liceo molto raramente prendevano in considerazione l’iscrizione a corsi di Laurea nelle cosiddette discipline STEM, acronimo inglese che sta per Science, Technology, Engineering and Mathematics. Preferivano le scienze umane o giurisprudenza.

Tra gli ambiti del sapere, poi, l’ingegneria è senza dubbio uno di quelli considerati – in maniera pregiudizievole – tipicamente maschili. “Cose da ragazzi”, per l’appunto. Un preconcetto che solo in questi anni ha cominciato a subire un progressivo sgretolamento, con il venir meno di quelle barriere sociali, culturali e psicologiche che hanno tenuto lontane le donne dallo studio di determinate materie.

I numeri forniti dal Centro Studi CNI ci aiutano a capire. Nel 2017, la quota di laureate in ingegneria è stata del 28%. Nel 2000 si era fermi al 16%. Una progressiva crescita che ha condotto le appartenenti al genere femminile a rappresentare il 19% della popolazione con laurea in ingegneria. Che in cifre significa 150mila donne ingegnere presenti oggi in Italia. Di queste il 74% ha un posto di lavoro.

Com’è immaginabile si tratta di un gruppo anagraficamente piuttosto giovane e dunque attivo da un punto di vista professionale: solo il 2,5% supera i 65 anni, con il 39,9% sotto i 35 anni e il 57,6% tra i 36 e i 64 anni.

I dati relativi all’Università sono confortanti. Oggi la percentuale delle iscritte a questo genere di facoltà è salita al 25%, ovvero 1 ragazza ogni 4 aspiranti ingegneri. L’ambito preferito è senza dubbio quello civile ed ambientale, nei quali le ragazze arrivano a costituire la maggioranza degli immatricolati. Molto meno frequentate ingegneria Industriale e dell’Informazione.

E il confronto con l’estero? L’Italia si ben posiziona rispetto ad altri Paesi europei, risultando seconda solo alla Svezia come percentuale di laureate in ingegneria, 28% contro 29,1%.

Le disparità, pur attenuate, restano. Il tasso di disoccupazione ad un anno dalla laurea è pari all’8,2% per le laureate in ingegneria, mentre per gli uomini questa percentuale si riduce al 5,5%. Ugualmente dal punto di vista salariale vi sono delle disuguaglianze, con un gender pay gap del 10%.

Come viene detto nel report CNI: “Siamo lontani da traguardi di equità e di parità di genere ma l’Italia si è inserita in un solco positivo che va ulteriormente coltivato”.

L’obiettivo di Bureau Veritas rimane sempre lo stesso: abbattere definitivamente il famoso “soffitto di cristallo” che impedisce il realizzarsi di una società dove i generi hanno pari opportunità.