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I commerci che funzionano? Quelli in cui vi è garanzia di integrità delle merci

Feb. 1 2023

Trasportare un bene da un punto a un altro – vicino o lontano – in maniera che quanto prodotto arrivi integro e utilizzabile. Questa è senza dubbio una condizione primaria perché avvenga uno scambio soddisfacente per produttore e acquirente, per chi lo ha realizzato e chi dovrà servirsene.

Il commercio funziona se questa condizione viene rispettata. Al contrario, questo meccanismo si inceppa se il bene arriva danneggiato o corrotto, comunque non intatto e servibile allo scopo. Quando accade, i problemi non si fermano al solo prodotto e alla sua eventuale sostituzione, ma coinvolgono direttamente l’operato di coloro che si occupano di aspetti logistici e che, con tutta probabilità, saranno chiamati a rispondere del danno in sé e delle sue conseguenze sulle attività di altri.

Tralasciando in questa sede tutti quei beni già danneggiati in fase di produzione, la sicurezza e l’integrità della merce spedita – per nave, su rotaia, in aereo o su gomma – dipendono totalmente da come viene preparata per la spedizione e sistemata sulle differenti Unità di Trasporto o UTI. E una gestione poco attenta e pratiche inadeguate nella preparazione generano danni ingenti. Alcune stime parlano di 6 miliardi di dollari in costi extra ogni anno per i settori trasporti e logistica. 

In particolare, gli operatori devono prestare attenzione alle fasi di imballaggio e carico-scarico, due passaggi tra i più delicati per garantire la sicurezza dei beni trasportati. Non è un caso che la principale causa di richiesta di risarcimento assicurativo marittima per frequenza e la terza per valore monetario riguardi proprio le merci danneggiate (anche in fase di movimentazione e stoccaggio). Con le ragioni più comuni che continuano a essere legate a danni fisici al carico. Questo, stando ai dati dell’osservatorio di Allianz che ha analizzato oltre 240.000 denunce di sinistro tra il 2017 e il 2021 per un valore di 9,2 miliardi di euro. 

Ugualmente non trascurabile è l’aspetto legato all’incolumità.  Merci non correttamente imballate o assicurate possono trasformarsi in un concreto pericolo non solo per i soggetti coinvolti nelle operazioni lungo l’intera la supply chain (conducenti di veicoli, operatori ferroviari, equipaggio della nave, addetti all’ispezione…), ma anche per le persone che sfortunatamente dovessero trovarsi sul luogo di transito.  
A quanto detto va aggiunto un elemento non quantificabile ma che già oggi è in grado di influenzare la qualità del trasporto: accettare richieste di consegna sempre più rapide – per battere la concorrenza e assicurarsi clienti – spinge al limite gli operatori, aumentando il rischio di errori. 

In questo contesto, viene in aiuto un documento operativo o – come suggerisce il titolo – una Guida Rapida all’interpretazione dei CTU Code – Codice UTI. A cosa serve? Nata dalla collaborazione tra organizzazioni che si occupano quotidianamente di logistica e trasporti quali COA-Container Owners Association, Global Shippers Forum, ICHCA-International Cargo Handling Coordination Association, TT Club e World Shipping Council, ha come finalità di agevolare le corrette operazioni di riempimento, trasporto e svuotamento delle Unità di Carico, inclusi i container. Queste informazioni, semplificate nella lettura rispetto al corposo CTU Code, sono volte ad assistere nelle fasi di pianificazione ed esecuzione del riempimento delle merci, con risultati soddisfacenti per tutti gli attori coinvolti: Caricatore, Vettore e Destinatario.

Fretta, imperizia, disattenzione, ma non solo: i rischi permangono. Se la Guida è, infatti, un importante strumento di lavoro, esso da solo, può non essere sufficiente a rassicurare le parti coinvolte sul fatto che ogni passaggio (carico-scarico-stoccaggio-trasporto) sia compiuto nel modo più conforme e corretto.  La soluzione piuttosto è chiamare un ente di terza parte – come Bureau Veritas – che ispezioni, monitori e presieda le operazioni, garantendone la piena conformità sia del singolo operatore, sia dell’intera supply chain intermodale. 

In questo senso, Bureau Veritas si muove in due direzioni: con l’ispezione del singolo contenitore e poi con un audit dell’intero sistema di gestione. Nel primo caso l’ispettore Bureau Veritas è contattato dall’operatore per verificare la conformità alla check list; in seguito verrà elaborato un report, caricato digitalmente e fornito al cliente per ogni singolo contenitore di quella spedizione. Nel secondo, Bureau Veritas certificherà la conformità/integrazione nel Sistema di qualità̀ del cliente, della Guida Rapida e della sua check list. A questo punto, il Sistema di qualità̀ del cliente conserverà ogni singola attività/check list verificata per ogni spedizione, e Bureau Veritas provvederà ad effettuare audit periodici di Controllo per verificare la correttezza della procedura. Sarà il cliente stesso garantire l’applicazione dei criteri di controllo. 

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