Impianti sportivi sempre più sicuri, accessibili e inclusivi
Impianti sportivi. Qualche numero
Il censimento degli impianti presenti sul territorio nazionale, curato da Sport e Salute, ha rilevato la presenza di 76.919 impianti pubblici (70%) e privati, il 92% dei quali funzionanti totalmente o in parte. Le strutture, nel cui numero sono incluse scuole, parrocchie, ambienti militari, aree alberghiere e playground, non sono distribuite in modo uniforme: il 52% si trova al Nord, il 22% al centro e il 26% al Sud (Rapporto Sport 2023, Istituto per il Credito Sportivo e Sport e Salute). Inoltre, l’età media di queste infrastrutture è piuttosto alta: il 60% ha più di 40 anni (L’offerta di impianti e servizi sportivi nelle regioni italiane-2023).
Ma cosa si intende per impianto sportivo? Secondo la letteratura, è definito “impianto sportivo elementare un singolo spazio che consente la pratica di una o più attività sportive. Spesso gli impianti sportivi elementari sono aggregati in impianti sportivi complessi, detti anche “complessi sportivi” (CNEL, Ministero Beni e Attività Culturali, CONI, 2004). Secondo le indicazioni delle istituzioni sportive nazionali, questi luoghi devono tutelare e promuovere l’inclusione ed essere quindi accessibili a tutti. Ciò significa che gli spazi devono essere raggiungibili in autonomia anche da persone con limitata capacità motoria o sensoriale.
Inclusione e accessibilità: modelli progettuali sviluppati nell’ambito delle costruzioni
I requisiti tecnici e funzionali degli spazi, inclusi quelli delle strutture sportive, vengono regolati attraverso le indicazioni della normativa ISO 21542:2021 “Building construction - Accessibility and Usability of the Built Environment”. La normativa specifica che: “l’accessibilità include la facilità di avvicinamento, ingresso, evacuazione e/o fruizione in autonomia di un edificio e dei suoi servizi e strutture, nonché degli spazi esterni da parte di tutti i potenziali utenti al fine di assicurare la salute, la sicurezza e il benessere personale durante lo svolgimento di tali attività”.
In fase di costruzione o ristrutturazione di una struttura, si dovrà quindi tenere conto delle esigenze di tutti coloro che sosteranno o utilizzeranno ogni ambiente: atleti, allenatori, arbitri o altre figure in campo, spettatori, operatori e addetti alla gestione, alla sicurezza, al soccorso e all’ordine pubblico.
Per risultare inclusivi e accessibili, tutti gli spazi dovranno adottare strategie utili per il rispetto degli aspetti relativi alla sicurezza anche per quanto concerne la fruibilità. Nell’analisi dello stato di una struttura, verranno quindi valutati i percorsi e i flussi degli atleti, degli spettatori e degli operatori.
Design for All
L’approccio progettuale alla base della realizzazione di luoghi accessibili, sicuri e inclusivi, dal mondo delle costruzioni viene esteso a quello dei servizi e in seguito anche dei prodotti. Infatti, non è sufficiente adattare o realizzare da zero spazi a misura delle necessità di tutti, occorre anche che al loro interno tutti si possano muovere e orientare facilmente, indipendentemente da eventuali disabilità permanenti o temporanee. Infatti, dovrà essere assicurata la presenza di strumenti integrativi tra i quali, ad esempio, l’uso di una segnaletica adeguata e comprensibile anche a chi avesse disabilità di tipo visivo. Un supporto alla progettazione e all’adeguamento di questi aspetti è dato dai principi del “Design for All” un metodo promosso dalla norma UNI CEI EN 17210:2021 “Accessibilità e usabilità dell’ambiente costruito - Requisiti funzionali”.
Nello specifico, Design for All è quell’approccio alla progettazione, allo sviluppo e alla commercializzazione di prodotti, servizi, sistemi e ambienti tradizionali in modo che siano accessibili e fruibili da una gamma più ampia possibile di utenti. Esso, inoltre, implica l’utilizzo sui prodotti e i servizi tradizionali di interfacce compatibili con quelle degli ausili tecnici, consentendo alle persone con disabilità di accedere e utilizzare l’attrezzatura dominante.
Tale sistema, fa riferimento ai principi dell’Universal Design, ovvero:
- Uso equo - gli ambienti, gli oggetti e i servizi devono essere progettati in modo da poter essere utilizzati da tutti;
- Flessibilità di utilizzo - il design creato deve poter essere usato da persone con abilità diverse;
- Uso facile e intuitivo - lo scopo e la funzione del prodotto sviluppato devono essere di facile comprensione;
- Percettibilità delle informazioni - le informazioni fornite dal design devono essere di facile comprensione anche per chi ha esigenze e abilità diverse;
- Tolleranza per gli errori - il design deve essere progettato in modo da ridurre al minimo i pericoli dovuti ad usi errati del prodotto;
- Minimo sforzo fisico - il design deve funzionare con il minimo sforzo fisico;
- Spazi e misure adatti per l’approccio e per l’uso - le dimensioni e lo spazio sono adatti per essere approcciati ed usati da chiunque, indipendentemente dalle sue caratteristiche fisiche e dalle sue abilità.
UNI/PdR 131:2023
In questo contesto merita particolare attenzione la Prassi di Riferimento UNI/PdR 131:2023 “Accessibilità dei servizi offerti da strutture ricettive, stabilimenti termali e balneari, e impianti sportivi – Requisiti e check-list”. È pensata specificamente per questi asset, per regolarne le caratteristiche, affinché siano rispettati i requisiti nazionali e regionali sul superamento delle barriere architettoniche e senso-percettive, nonché quelli della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità.
La UNI/PdR 131:2023 può essere utilizzata per garantire a tutti l'accessibilità e l'uso delle strutture in condizioni di autonomia, comfort e sicurezza, in conformità con i principi e le tecniche del “design for all”, apportando se necessario le opportune azioni di adeguamento.