La Due diligence ESG sulla catena di fornitura
Il 2024 ha segnato una svolta nella relazione delle grandi aziende con la propria filiera. Qualità, tempi di consegna e prezzi - fulcro “storico” della negoziazione - vengono affiancati da altri requisiti collegati alle performance sociali ed ambientali del fornitore, che con peso crescente concorrono al vendor rating.
Una filiera - o meglio, catena del valore - che negli ultimi anni si è ramificata a livello globale, coinvolgendo aziende di continenti diversi inserite in contesti geopolitici e giuridici estremamente differenziati: basti pensare che quasi la metà delle forniture critiche dell’industria italiana (il 49% in valore e il 46% come varietà) si può definire ad alto rischio geopolitico o climatico.
Global Value Chain in Italia
Alla luce dei suddetti rischi, è il nuovo quadro legislativo ad imprimere una accelerazione al processo di valutazione delle performance ESG della filiera.
La Direttiva CSRD (2022/2464)
Il recepimento in Italia della Direttiva CSRD (2022/2464) introduce obblighi di rendicontazione sul processo di dovuta diligenza attuato dall'impresa in materia di sostenibilità e le modalità di identificazione e gestione dei principali impatti negativi, effettivi o potenziali, connessi alle operazioni dell'impresa stessa e alla sua catena del valore.
La Direttiva CS3D (2024/1760)
In aggiunta, con l’approvazione della Direttiva CS3D (2024/1760) viene introdotto l’obbligo di due diligence sulla filiera per determinate categorie di aziende. Per quanto Stati Membri abbiano tempo tempo sino al 26/07/2026 per il recepimento, l’orizzonte è chiaro e la traiettoria definita.
Per un avamposto di aziende virtuose, i nuovi obblighi imposti dalla legislazione si inseriscono su un sistema già strutturato: sono in molte, infatti, le organizzazioni che nel corso degli ultimi 10-15 anni hanno attivato un percorso di monitoraggio e coinvolgimento della propria catena di fornitura, motivati inizialmente dalla necessità di gestirne i rischi e poi, più di recente, dalla volontà di elevare le proprie prestazioni di sostenibilità, inscindibilmente collegate a quelle della catena del valore.
Ripercorriamo insieme le tappe di questo excursus, sostenuto da alcuni standard internazionali volontari
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Dagli anni '90 ai giorni nostri con la ISO 20400
Verso la fine degli anni ‘90, il tema del monitoraggio sulle performance sociali delle organizzazioni viene affrontato dallo standard SA8000, primo sistema di gestione certificabile sulla responsabilità sociale, oggi affiancato da altri validi modelli come la PAS 24000.
Alle aziende che si certificano, viene chiesto di coinvolgere la filiera comunicando i requisiti dello standard stesso, con focus sui diritti umani; si richiede al capofiliera di valutare i rischi significativi di violazione dei suddetti diritti nella catena di fornitura e di fare sforzi ragionevoli per garantire che questi rischi siano affrontati in modo adeguato, definendo le priorità in relazione alla capacità di influenzare i fornitori stessi. Il processo di monitoraggio delle performance sociali della filiera entra a pieno titolo in azienda, sia pure tra comprensibili difficoltà.
Nel giro di una decina d’anni, l’insegnamento della SA8000 guida molte altre aziende che, pur non certificandosi, utilizzano il modello per la gestione dei fornitori.
Vengono inviati Codici Etici con richiesta di accettazione esplicita, vengono inserite clausole di sostenibilità nei contratti, vengono valutati i rischi ed effettuati monitoraggi/audit sui fornitori più a rischio.
Dalla fine degli anni 2000 si diffondono sistemi aziendali di monitoraggio della filiera, in una logica «ispettiva» di identificazione di eventuali criticità per attivare le opportune misure correttive e prevenire rischi di business continuity e reputazionali.
In questo contesto, Bureau Veritas viene chiamato da grandi brand ad eseguire audit in campo presso i fornitori, raccogliendo le evidenze del rispetto (o del mancato rispetto) degli obblighi di legge e di eventuali specifici requisiti contrattuali.
I capifiliera devono vincere una serie di resistenze nei fornitori, che diffidano dei controlli. Spesso ai fornitori diretti viene chiesto di coinvolgere a loro volta i livelli successivi di fornitura. È proprio sui fornitori di secondo e terzo livello che si accentrano i principali rischi.
Con il tempo, i clienti comprendono che un sistema per aumentare il successo dei propri piani di monitoraggio passa da un coinvolgimento dei fornitori in fase iniziale, con incontri e/o webinar. Il coinvolgimento dei livelli successivi di sub-fornitura può essere fatto a cascata.
Con la diffusione dei programmi di monitoraggio da parte dei grandi brand, si pone il problema della sovrapposizione dei controlli. Con particolare riferimento alle filiere agroalimentari e del tessile, i fornitori ricevono mensilmente visite da auditor incaricati da diversi clienti, con una moltiplicazione degli sforzi e un notevole investimento di tempo. Emerge l’esigenza di una razionalizzazione: nasce SEDEX, Supplier Ethical Data Exchange, basata su una piattaforma web di condivisione. Il progetto SMETA – Sedex Members Ethical Trade Audit, permette di convergere su una metodologia di audit e di evitare la duplicazione degli audit. Bureau Veritas è uno degli organismi riconosciuti da SMETA per condurre questo tipo di audit.
Nel 2017, con la ISO 20400 viene codificata la prima best practice internazionale all’approvvigionamento responsabile, inteso come “l'approvvigionamento che ha gli impatti ambientali, sociali ed economici più positivi sulla base dell'intero ciclo di vita”.
Le organizzazioni che praticano l'approvvigionamento sostenibile effettuano gli acquisti in modo da privilegiare i fornitori e i prodotti/servizi che minimizzano gli impatti negativi e creano effetti positivi per il nostro pianeta e per la comunità globale. L’approccio con la filiera viene letto in una prospettiva olistica, dove la qualifica dei fornitori e la definizione delle specifiche di acquisto si combina con una ricerca del dialogo e una concertazione delle soluzioni. Il fornitore è riconosciuto a pieno titolo come partner, e le esigenze del capofiliera devono essere contemperate con quelle del fornitore, in una prospettiva di sostenibilità. Un esempio per tutti: se ci aspettiamo che i nostri fornitori non sottopongano i propri lavoratori a ritmi e straordinari eccessivi, dobbiamo pianificare gli ordini in modo concertato, evitando picchi inattesi.
quali sono Gli elementi chiave della ISO 20400?
- Valutazione del rischio nella catena di forniture
- Procedure relative alla pre-qualifica e alla qualifica fornitorei
- Contratto-tipo e relative clausole di sostenibilità
- Sitema di rating dei fornitori con attenzione alle performace di sostenibilità
- Piano di monitoraggio socio-ambientale sulla catena di fornitura
- Gestione della relazione con i fornitori
- Condivisione di una visione a lungo termine
- Pianificazione concertata
- Trasparenza sui requisiti alla base della valutazione
- Riunioni periodiche sulla valutazione
Attenzione al rischio di dipendenza.
Nascono iniziative e piattaforme che offrono – accanto a tool di autovalutazione – opportunità di formazione e confronto. Tra queste, Open-es, che raccoglie e promuove le performance ESG di circa 25.000 aziende, di cui Bureau Veritas è Development Partner.
Il rapporto con i fornitori sui temi di sostenibilità matura ed evolve: i grandi clienti esprimono nei questionari una serie di quesiti che vanno oltre la verifica sugli obblighi di legge, andando ad investigare le best practice. I quesiti si propongono e vengono recepiti come spunti di miglioramento per i fornitori.
I fornitori si trovano inseriti in una "spirale al miglioramento" e orientati sulle questioni più rilevanti che stanno a cuore al capo filiera. L’indagine è approfondita sulle 3 dimensioni ESG.
Possiamo dire che oggi si incontrano due "correnti" destinate ad intrecciarsi in modo sinergico: la spinta del legislatore europeo dà ulteriore slancio e supporto ad un processo evolutivo avviato dalle aziende più virtuose nel corso dell’ultimo decennio, e destinato ad estendersi a macchia d’olio. Si diffonde e consolida la consapevolezza che i risultati in termini di performance ESG si raggiungono solo attraverso un percorso condiviso con la filiera, che impatta direttamente su tali performance: la filiera sostenibile diventa un elemento di trasparenza e di vantaggio competitivo.