Sostenibili e trasparenti. Ecco le aziende che vogliono competere sui mercati
Il prossimo 8 agosto scadrà il termine per la consultazione del primo draft dedicato agli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) e preparato da EFRAG – l’ente internazionale che si occupa di principi contabili – su invito della Commissione Europea. Il lavoro è finalizzato a consolidare degli standard di rendicontazione in materia di sostenibilità, che abbiano valore a livello comunitario. La proposta di EFRAG prevede l’adozione di indicatori, sia di carattere generale e metodologico, che focalizzati su questioni ambientali, sociali e di governance.
Si tratta di un altro passo – solo apparentemente piccolo – verso il recepimento da parte degli Stati membri della Proposta di Direttiva sulla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) attesa entro il 2022.
Promossa nell’Aprile del 2021, essa costituisce un aggiornamento della Direttiva 2014/95/UE – meglio nota come Non Financial Regulation Disclosure o NFRD – cioè la disposizione europea che ha reso obbligatoria la redazione di una Dichiarazione di Carattere non Finanziario (DNF), fino a quel momento solo volontaria. Entrata a far parte del nostro ordinamento come conseguenza del recepimento del 2016 (D.Lgs. n. 254), essa ha esclusivamente riguardato gli enti di pubblico interesse o le aziende di grandi dimensioni sopra i 500 dipendenti. Ma le cose stanno per mutare.
L’applicazione della nuova CSRD segnerà, infatti, un momento di cambio sostanziale nel sistema della rendicontazione non finanziaria a livello europeo (Laboratorio REF Ricerche). E per diverse ragioni. Vediamo brevemente le principali.
In primo luogo, perché viene ampliato di più di 4 volte il numero dei soggetti obbligati: dagli 11.700 di oggi si arriverà ai circa 49.000 dei prossimi anni, con il coinvolgimento non solo delle grandi imprese, ma anche delle PMI (ancora escluse, invece, le microimprese).
Seconda ragione, perché le informazioni da sottoporre a rendicontazione dovranno essere conformi a quegli standard comuni ora in consultazione. Essi faranno riferimento a fattori ambientali, a fattori sociali e di governance. Inoltre, la presenza di un quadro normativo comune, con dati chiari e soprattutto comparabili, aiuterà gli stakeholder a meglio orientare il giudizio e, quindi, le proprie scelte di acquisto o investimento a vantaggio di una determinata realtà aziendale. Questi standard, inoltre, saranno compatibili con i principali già in uso a livello internazionale come GRI o SASB.
Terzo elemento di novità riguarda la cosiddetta doppia materialità o rilevanza. Essa prevede che le imprese forniscano dati sia sui rischi ambientali e sociali a cui sono esposte sia sull'impatto che le attività aziendali hanno sui fattori di sostenibilità (cioè persone e ambiente). Un approccio duplice che cambia il modo con il quale le aziende attualmente rendicontano, e cioè molto più concentrato sulla valutazione dei rischi per la propria attività e meno sull’impatto che il business può avere sull’ambiente e la società.
In quarto luogo, i contenuti da fornire nel percorso di rendicontazione devono:
1. essere di natura sia quantitativa che qualitativa
2. delineare ciò verrà fatto in futuro secondo una visione prospettica (non solo retrospettiva come avviene oggi)
3. avere un orizzonte temporale di medio-lungo periodo.
L’obiettivo? Restituire agli stakeholder un’immagine il più possibile definita e precisa dell’impegno dell’azienda sui temi della sostenibilità.
Altro punto riguarda il modo con cui presentare queste informazioni. La digitalizzazione diverrà un elemento imprescindibile. I soggetti coinvolti saranno tenuti pubblicare le loro relazioni servendosi del formato XHTML e marcando digitalmente le informazioni che si riferiscono alla sostenibilità, così da migliorare la ricercabilità e permettere una più immediata fruizione da parte degli utilizzatori.
Infine, ma non certo per importanza, vi è il tema dell’obbligo dell’assurance (limited assurance) da parte di soggetti accreditati indipendenti. La Direttiva chiede questo intervento esterno quale garanzia perché le dichiarazioni fatte nel reporting di sostenibilità d’impresa, risultino davvero affidabili e conformi a quanto previsto dalla norma. Un elemento di rilievo all’interno del processo di rendicontazione e che il gruppo Bureau Veritas è pronto a gestire.
Quali sono le tempistiche? L’introduzione prevede un’adozione progressiva. Se l’obbligo per le grandi aziende inizia con il 2023, in maniera che la reportistica 2024 già contenga i nuovi standard, per le PMI – con il conseguente allargamento del bacino di soggetti obbligati – si dovrà aspettare il 2026.