Giulia-Sebastianelli

Intervista a Giulia Sebastianelli, ingegnere edile

GIULIA SEBASTIANELLI

In Bureau Veritas è CPR Construction Products Technical Leader, Divisione Industria

Cosa ti ha spinta a studiare ingegneria?
Alle superiori ho frequentato il liceo scientifico, matematica e numeri mi sono sempre piaciuti. Ad incoraggiarmi è stata anche mia sorella maggiore, che dopo il liceo aveva scelto proprio ingegneria. Se dovessi per qualche ragione tornare indietro, prenderei ancora la stessa decisione.

Le materie scientifiche, tecniche e matematiche sono state considerate, a torto, per lungo tempo poco adatte ad essere studiate e approfondite dalle donne. Ti sei mai sentita dire di aver scelto una professione “da uomo”?
Fortunatamente no. Sono cresciuta in un ambiente aperto e stimolante, circondata da persone libere da pregiudizi di qualsiasi tipo, inclusi quelli di genere. Tuttavia, è innegabile che purtroppo, ancora oggi, l’ingegneria sia percepita come una materia prettamente maschile e non sono solo gli uomini a crederlo. Ne ho avuto diretta percezione frequentando l’Università. Nella mia facoltà, quella di Ingegneria Edile, il numero di studenti e studentesse era pressoché equivalente, lo stesso dicasi per Ingegneria Civile. Si tratta di indirizzi che hanno molto in comune con facoltà più “umanistiche” come architettura e forse per questo più frequentate anche da ragazze. Ma nei corsi di Ingegneria Informatica, Elettronica, dell’Automazione o Chimica, i numeri erano ben diversi e la disparità tra donne e uomini era ed è ancora oggi molto evidente. Le ragazze sono in netta minoranza.

Conclusi gli studi hai avuto ancora la percezione di disparità di genere?
Qualche volta, specie quando mi occupavo di progettazione pura. Dopotutto i cantieri rimangono ambienti prevalentemente maschili. Ma per superare l’eventuale diffidenza iniziale degli interlocutori è sufficiente dimostrarsi decise e sicure di sé, facendo affidamento sulle proprie competenze e sulla propria professionalità. Elementi, questi ultimi, chiari, inequivocabili e indiscutibilmente slegati da questioni di genere. In azienda invece è più difficile trovarsi in situazioni simili, gli equilibri cambiano così come le proporzioni tra componente femminile e maschile.

Cosa significa essere un ingegnere donna in Bureau Veritas?
Bureau Veritas è una multinazionale accogliente. Al mio arrivo, quattro anni fa, ero l’unica donna nel mio team composto da altri tre uomini. I miei colleghi e l’ambiente in generale non mi hanno mai fatta sentire “fuori posto” né per il mio titolo di studio né per la mia giovane età. Al contrario il confronto con professionisti anche molto diversi da me mi ha arricchita, contribuendo alla mia crescita professionale e umana.

Cosa diresti a una ragazza che finite le scuole superiori è un po’ timorosa ad iscriversi ad una Facoltà di Ingegneria?
Le direi che quella di ingegneria è molto più che una semplice facoltà. È una palestra, dove ogni nozione e materia sono un metodo applicabile in qualsiasi circostanza della vita. Essere ingegneri significa padroneggiare regole e schemi ma anche saper prevedere circostanze impreviste, trovare soluzioni creative e imparare ad essere flessibili. In definitiva le direi che non bisogna avere alcun timore. Con grinta, passione, determinazione e coraggio si può raggiungere qualsiasi obiettivo.