Clarity: il metodo Bureau Veritas per migliorare le performance ESG aziendali
Nell’ultimo lustro, il concetto di sostenibilità si è sempre più discostato dalla sola connotazione di scelta etica e volontaristica per diventare – a tutti gli effetti – una leva di sviluppo strategico per le imprese, di qualsiasi dimensione.
Ai criteri di sostenibilità ambientale, se ne sono affiancati altri, più ampi, che hanno a che fare con la responsabilità sociale, declinabile, a sua volta, nel benessere delle persone, nel rispetto dei loro diritti e più in generale, nell’attenzione all’applicazione e al mantenimento in azienda di criteri di equità, correttezza e trasparenza.
Concetti che hanno trovato forma compiuta nella sigla ESG, acronimo per Environmental, Social and Governance, oggi essenziali per valutare l’affidabilità di un’azienda, al pari della solidità finanziaria e patrimoniale.
In questa direziona va anche la proposta di Direttiva sulla due diligence delle imprese in materia di sostenibilità, adottata dalla Commissione europea il 23 febbraio scorso. La proposta obbligherà le aziende ad effettuare un processo di due diligence sulla propria catena del valore, così da prevenire o mitigare gli impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente, derivanti dall’attività.
Per raggiungere lo scopo, la Direttiva assegna agli amministratori delle aziende (europee ed extraeuropee soggette all’applicazione della proposta) il compito di vigilare ed implementare se necessario i processi di due diligence. Parallelamente gli Stati membri saranno tenuti ad individuare delle autorità nazionali deputate al controllo degli obblighi e al sanzionamento delle irregolarità.
La proposta prima di divenire operativa verrà valutata dal Parlamento europeo e approvata dal Consiglio e, se supererà questi passaggi, verrà adottata entro due anni dai 27 Paesi. La tutela dei diritti umani e il rispetto dell’ambiente saranno garantiti anche grazie all’ampio numero di aziende che saranno interessate dalla normativa.
Considerati tali elementi, è evidente che le imprese che desiderano alzare l’attenzione sugli aspetti ESG non possono attendere oltre. Tuttavia, considerando la trasversalità dei temi e il fatto che essi interessino più aree aziendali - dai processi produttivi, alle gestione del personale e della filiera di approvvigionamento - non è sempre facile per le società individuare il punto di partenza dal quale muovere i primi passi lungo un percorso di sostenibilità.
Uno strumento utile in tal senso è Clarity, soluzione gestionale ideata da Bureau Veritas, per supportare le organizzazioni nella valutazione della propria strategia di sostenibilità. Con questo strumento, è possibile gestire le performance di sostenibilità, anche lungo la catena di fornitura, attraverso una serie di valutazioni che, grazie ad un meccanismo di scoring, restituiscono indicatori coerenti da poter comunicare ai propri stakeholders.
L’approccio di Clarity si sviluppa in due fasi:
1. Autovalutazioni digitali (SAQ) eseguite dagli stabilimenti o dai fornitori, associati ad una revisione tecnica che Bureau Veritas esegue in remoto per verificare quanto dichiarato
2. On site Audit sulla totalità o su una selezione dei siti sottoposti a SAQ, per approfondire la valutazione e meglio mitigare i rischi. La selezione dei siti potrà basarsi sui punteggi di autovalutazione.
I questionari di valutazione possono essere personalizzati e progettati per valutare differenti livelli di maturità di siti e stabilimenti. In generale, i quesiti posti rientrano in tre macrocategorie:
- Must Have Practices: domande che coprono tutte le pratiche, guidate dalle normative locali, che rappresentano quindi il livello minimo di aspettativa
- Common Practices: domande relative a pratiche comunemente applicate, spesso raccomandate dagli standard internazionali di certificazione
- Best Practices: domande riguardanti pratiche riconosciute come superiori allo standard comune, che rappresentano quindi un livello elevato di aspettativa.
Il sistema di scoring è stato progettato assegnando punteggi dedicati per tipologia di domanda, a seconda delle risposte. Ciò consente il calcolo di un punteggio per argomento, denominato “indice di maturità”.
Siti e stabilimenti, saranno quindi classificati, in base all’esito del questionario di autovalutazione su una scala che indica il rischio: basso, medio o alto.
Alla luce di quanto emerso, appaiono con chiarezza le priorità di intervento e le aree dalle quali iniziare a costruire una strategia per migliorare il livello di sostenibilità aziendale.
L’analisi interessa tutti gli ambiti ESG tra i quali: impatto ambientale e impatto della produzione sui cambiamenti climatici, rispetto della biodiversità, salute e sicurezza sul luogo di lavoro, tutela dei lavoratori, efficienza energetica, gestione dei rifiuti e approvvigionamento.
Vi sono almeno tre ragioni per le quali è vantaggioso ricorrere a uno strumento come Clarity.
In primo luogo, consente di condurre un’autovalutazione con il coinvolgimento di un ente terzo chiamato a verificare le risposte fornite. Secondariamente, è un modo per coinvolgere la catena di fornitura, individuando i soggetti virtuosi e quelli che invece devono ancora migliorare le proprie performance.
Infine, il percorso può essere utilizzato quale strumento di preparazione a possibili valutazioni di enti esterni come banche e agenzie di rating. Soggetti che, pur con differenti finalità, si stanno mostrando sempre più interessati e attenti ai temi della sostenibilità e della responsabilità sociale.