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Export. Garanzie per un mondo fragile in trasformazione 

Ott. 14 2020

Nel 2019, in tutto il mondo sono stati scambiati 19mila miliardi di dollari di beni e quasi 6mila miliardi di servizi.
Nel medesimo periodo, l’Italia si posizionava al decimo posto (WTO) tra i Paesi esportatori con 585 miliardi di euro, proseguendo in un trend al rialzo che durava da 10 anni e che ha portato l’export a pesare per il 31,7% sul PIL italiano (dal 24,9% del 2010).  Se i beni esportati erano aumentati del 2,3% rispetto all’anno prima, i servizi avevano fatto ancora meglio, segnando un +4,1% (ICE)

Questo nonostante la crescente tensione tra Stati Uniti e Cina – principali attori del commercio globale – che ha portato all’adozione di misure di stampo protezionistico e l’imposizione di dazi doganali. Elementi che rimandano al clima generale instauratosi negli ultimi anni, tra sfiducia verso la globalizzazione e i suoi meccanismi e desiderio di autosufficienza di alcune nazioni (si veda l’affaire Brexit tra Regno Unito e Unione europea).
Tuttavia, a creare una fortissima cesura fra i risultati del 2019 e quelli del 2020 – come ignorarlo – è stata la diffusione della pandemia da COVID-19 e le conseguenze dei lockdown che, in tutto il mondo, si sono susseguiti nei primi mesi dell’anno e che ancora parzialmente proseguono.
Nei primi 5 mesi il commercio italiano con l’estero ha fatto registrare un crollo del 17,6% per l’import e del 16% per l’export.
Il nostro Paese non è stato il solo ad avere contraccolpi: l’India ha subito una flessione del 34%, la Cina del 22%, il Regno Unito del 21,5%, la Germania del 12,3% e la Francia del 18,3% (solo per citarne alcuni).
La ripresa potrebbe essere rapida quanto la caduta, un andamento a “V”, prendendo in prestito la nota metafora alfabetica. Per gli analisti (SACE) infatti, in uno scenario base senza ulteriori peggioramenti della pandemia, l’export italiano potrà recupere quasi completamente ciò che aveva perso nel 2020 già alla chiusura del 2021.
 

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infografica emag export bureau veritas

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Pur fra crisi economiche, contese commerciali e sconvolgimenti quali l’attuale stato di emergenza sanitaria, il commercio internazionale prosegue quale elemento vitale per l’economia mondiale.

Le aziende per continuare a vivere e a provare ad aumentare il proprio giro di affari in un mondo iper competitivo hanno bisogno di trovare spazi commerciali oltre i mercati domestici.

In un simile contesto – complesso e nel quale le normative sono in continua evoluzione – è fondamentale trovare supporto in soggetti esperti. Per l'esportazione come per l'importazione, ma anche per la movimentazione delle merci a livello nazionale, le parti coinvolte nelle transazioni hanno bisogno di garanzie che le tutelino durante il trasferimento delle proprietà.

Bureau Veritas annovera nella propria struttura il dipartimento Export Services dedicato al commercio internazionale e al supporto di tutti gli operatori coinvolti: importatori ed esportatori, agenzie, banche, assicurazioni, organizzazioni internazionali e governi.

In questo senso, si registra un numero sempre crescente di istituzioni che chiedono per legge l’intervento di Organismi di Terza Parte Indipendente per controllare le merci in ingresso nel proprio Paese.

Le attività fanno riferimento a tre tipi di programma. Primo, la Verification of Conformity – VOC. Si tratta di un programma obbligatorio a livello governativo su Paesi che prevedono una Verifica di Conformità dei prodotti secondo le normative applicabili recepite dalle autorità locali. Gli Stati che lo richiedono sono: Algeria, Arabia Saudita, Repubblica democratica del Congo, Costa D’Avorio, Ecuador, Egitto, Etiopia, Gabon, Ghana, Iraq, Kenya, Kuwait, Libya, Marocco, Nigeria, Tanzania, Qatar e Zimbabwe.

L'intervento di Bureau Veritas è finalizzato a tutelare il consumatore, garantire la sicurezza e proteggere l’ambiente.

Secondo, la Pre/Post-Shipment Inspection – PSI. In questo caso, l’erogazione del servizio avviene in conformità a direttive nazionali e internazionali (Bangladesh, Indonesia, Liberia, Mali, Filippine e Somalia). Analizzate anche le richieste del cliente e delle banche (es. lettere di credito) con l’obiettivo ultimo di supportare le parti nella riduzione dei rischi intrinsechi alla movimentazione delle merci.

Il terzo è l’International Trade Department – ITD, programma mondiale applicabile a Paesi non soggetti a VOC e PSI, quando ritenuto un vantaggio competitivo e una tutela preventiva, pertanto l’adesione è su base volontaria.
I vantaggi che derivano dall’appoggiarsi a un soggetto di Parte Terza hanno come obiettivi, principalmente:

  • la tutela dell’acquirente dall’acquisto di prodotti pericolosi o contraffatti
  • una semplificazione delle operazioni doganali
  • la protezione dell’industria locale dalla concorrenza
  • la garanzia che i beni spediti siano effettivamente quelli che l’acquirente ha ordinato
  • la possibilità di agire immediatamente in caso di non conformità

Inoltre, la verifica di Terza Parte sulle proprie merci diviene un valido strumento commerciale da spendere come valore aggiunto sul cliente finale.
Il certificato di ispezione può essere allegato alla documentazione doganale e velocizzare le operazioni a destino. Infine, un documento siffatto, emesso da un Organismo di Terza Parte Indipendente, è spesso strumento di negoziazione di un credito bancario.
In questo complicato 2020, gli obiettivi comuni sono due: riprendersi in fretta e ripartire in sicurezza.

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