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"Fare il pieno di elettricità"

Ott. 20 2021

INFRASTRUTTURA DI RICARICA E SVILUPPO DEI VEICOLI ELETTRICI

È noto come uno fra i principali ostacoli alla diffusione dell’auto elettrica risieda nella cosiddetta “range anxiety” o paura di non riuscire a trovare un punto di ricarica sufficientemente vicino prima dell’esaurimento della batteria. 
Una criticità che ha tenuto lontano diversi potenziali acquirenti, spaventati sia da batterie dalle prestazioni talvolta limitate sia da un’infrastruttura contenuta per estensione sul territorio e punti di ricarica. Un elemento quest’ultimo in netta contrapposizione con quella ultra-capillare dedicata ai veicoli motorizzati benzina o diesel, conseguenza del successo e dunque dello strapotere che i veicoli a combustione interna hanno ottenuto proprio alle spese di quelli elettrici, ormai 120 anni or sono, all’inizio del ‘900.
Ma che punto siamo oggi? Secondo gli ultimi dati (Motus-E), a giugno 2021 in Italia si contavano oltre 23mila punti di ricarica così suddivisi:  9.400 location accessibili al pubblico e 11.800 infrastrutture di ricarica o colonnine. Numeri che raccontano di aumenti con percentuali a due o addirittura tre cifre: + 118% rispetto al 2019, con una crescita media annua del 53%. Risultati importanti che, comunque, non sono sufficienti per portare l’Italia fra i Paesi meglio infrastrutturati come Germania o Norvegia. 
Di queste 11.800 colonnine, l’80% è collocato su suolo pubblico (una strada) mentre il restante 20% su suolo privato a uso pubblico come sono, per esempio, i parcheggi di un supermercato o di un centro commerciale. La maggior parte di esse è ospitata nelle regioni del Nord Italia (57%), seguite dal Centro (23% circa) e dal Sud e Isole (20%). Se la Lombardia da sola possiede il 18% di tutte le installazioni (4.130 punti), il Trentino Alto-Adige è stata la regione a far registrare il maggior incremento nell’arco di 12 mesi + 26%.

Per quanto riguarda la tipologia di ricarica si ha che il 19% dei punti sono a ricarica lenta (con potenza installata pari o inferiore a 7 kW), il 77% a ricarica accelerata o veloce in AC (tra 7,5 kW e 43 kW), mentre un 5% è veloce in DC (da 44 kW in su). È possibile effettuare un rifornimento ad alta potenza o High Power Chargers – HPC (con potenze di almeno 100 kW), solo nell’1% dei punti. 
Allargando lo sguardo al mondo si scopre che a fine 2019, si calcolavano oltre 860.000 punti di ricarica pubblici disponibili. Di questi oltre 210.000 – circa un quarto – si trovavano in Europa, per una in crescita di circa il 38% rispetto all’anno precedente; quasi il 90% è riconducibile al tipo «normal charge» mentre il restante 11% è di tipo «fast charge». 
Ma qual è il profilo di consumo di un guidatore di auto elettrica oggi che il mercato sta finalmente decollando? Il report Il futuro della mobilità elettrica: l’infrastruttura di ricarica in Italia @ 2030, ne ha individuati quattro sulla base dell’analisi dei canali di vendita. Prima tipologia: privato con garage che abita in zone suburbane e che ha acquistato un veicolo elettrico (o ibrido) quale auto principale o unica. Seconda: privato senza garage che vive in zone urbane e predilige city car; la ricarica solitamente avviene in punti pubblici. Terza: titolare di auto aziendale “business” che ha optato per l’elettrico come scelta differenziante; solitamente ricarica in ufficio o a casa nel caso possieda una wallbox. Quarta e ultima “business condivisa”: si tratta di un automobilista che ricarica quasi esclusivamente in azienda di notte dove le ricariche sono pianificate preventivamente assieme alle percorrenze giornaliere.

La diffusione dell’infrastruttura di ricarica ha la forza di assecondare, e talvolta anticipare, la diffusione dei veicoli elettrici, questo quanto affermano gli analisti del Smart Mobility Report del Politecnico di Milano (edizione 2020). Non è dunque casuale che il recente PNRR, ovvero il Piano di sviluppo finanziato dall’Europa per superare la crisi pandemica e modernizzare le società, preveda investimenti per 750 milioni di euro proprio sulle infrastrutture di ricarica. 
E la sfida potrebbe essere ancora più grande se entro la fine del decennio le auto elettriche circolanti nel solo nostro Paese superassero – come nelle intenzioni del Governo – i 5-6 milioni.  Una crescita che beneficerebbe  della continua diminuzione del prezzo dei veicoli alimentati ad elettrico, prossimamente sempre più vicino a quello dei benzina-diesel. A quel punto, con una domanda sempre più ampia da soddisfare, bisognerà accelerare, realizzando un consistente numero di infrastrutture di ricarica pubbliche rapide e soprattutto ultrarapide, che nel giro di 30 minuti permettano “rifornimenti” dell’almeno 80% della batteria. Non solo. Sarà fondamentale migliorare la distribuzione territoriale che oggi – come si diceva poc’anzi – è tutt’altro che omogenea.  

In questa direzione è fondamentale avere soggetti partner con le competenze adatte, quali quelle che può mettere in campo Bureau Veritas Italia. Operando sulla catena del valore dell’infrastruttura di ricarica, Bureau Veritas è in grado di seguire ogni aspetto: dalle fasi di progettazione e permitting, a quelle di costruzione, passando per i momenti di testing e di continuità operativa. Senza dimenticare il lavoro di verifica, ispezione e monitoraggio per un impianto sicuro e garantito in ogni suo aspetto.