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La certificazione dei cosmetici eco-bio

Mar. 23 2022

UNA BUSSOLA PER ORIENTARSI IN UN MERCATO IN CRESCITA (PER CONSUMATORI E AZIENDE)

 

Nel corso del 2021, sui media – tradizionali e no – hanno cominciato a circolare due neologismi, affini per senso: “Healthification” e “Skinification”. Il primo, più ampio per campo semantico, partendo dal concetto del prendersi cura di sé a livello fisico si allarga anche a sfere quali quella emotiva e psicologica. L’altro, che del primo ne è una sorta di specificazione, punta espressamente sull’attenzione dell’aspetto esteriore (pelle e capelli) cercando una sintesi tra bellezza cosmetica, cura di sé stessi e gratificazione personale. Con i prodotti eco-bio sempre più in posizione di primo piano. Un trend tutt’altro che casuale, dato che gli ultimi due anni – così segnati dagli effetti sociali della pandemia da COVID-19 – hanno ulteriormente rafforzato una sensibilità già esistente riguardo alla ricerca del benessere. Una tendenza che ha trovato concreta rappresentazione nell’ulteriore espansione del mercato di prodotti “biologici” e naturali (Rapporto Coop 2021). A tavola, innanzitutto, ma non solo. Infatti, parallelamente alla domanda di “mangiar sano” se ne è andata affermando un’altra che richiede prodotti “naturali” ed eco-friendly anche quando si parla di bellezza.

I dati non fanno che confermare quanto detto. Se l’insieme dei prodotti biologici, naturali o ambientalmente sostenibili ha raggiunto gli 1,6 miliardi di euro con stime di crescita del giro d’affari al 2025 di quasi il 45%, il segmento dei soli prodotti “a connotazione naturale/biologica” – secondo una distinzione proposta da Cosmetica Italia – ha raggiunto i 778 milioni di euro in termini di vendite. Di queste, la maggior parte ha riguardato i prodotti per capelli, seguiti da quelli per il trucco viso e dai prodotti per il corpo; osservando invece i canali di vendita, quello più utilizzato è stato il mass market con oltre un terzo delle preferenze (Centro Studi Cosmetica Italia). E che la cosmesi eco-bio continui a crescere in maniera piuttosto sostenuta da almeno un lustro lo dimostrano anche i dati di BioBank: +121% di attività dedicate alla cosmesi naturale e biologica nate in Italia dal 2015 al 2020. Una fase espansiva che riguarda tutti i soggetti della filiera, dai produttori ai canali di vendita sia fisici che digitali.

In questo senso, la certificazione è un elemento centrale. Essa si pone quale segno distintivo di una scelta precisa e seria da parte di aziende pronte a fornire tutte le garanzie necessarie al consumatore in merito alla conformità del prodotto acquistato. Un fattore tutt’altro che trascurabile in un settore – quello del benessere o del food and beverage – in cui aggettivi come “naturale”, “sostenibile” o “verde” si sprecano, ma oltre ai quali capita vi sia poco di concreto e, soprattutto, verificabile.  Ancora oggi, nella percezione dell’acquirente finale, non sempre vi è una piena e immediata consapevolezza delle reali differenze tra un prodotto che:

  • è certificato e conforme alle regolamentazioni bio
  • è stato realizzato o presenta alcuni elementi riconducibili alla sostenibilità (ad esempio nel packaging) 
  • ha usato solo elementi grafici e di copywriting (slogan) che si limitano a evocare il mondo del “green”, senza tuttavia esserlo.  

A tutto ciò vanno aggiunti il contesto e le modalità in cui avviene la scelta di acquisto: di fronte a uno scaffale della GDO, con un’importante gamma di prodotti da valutare in un tempo generalmente limitato.

Come orientarsi? Un grande aiuto arriva dalla legislazione e dal sistema di certificazioni che riguardano il settore della cosmetica. Un insieme di norme in continua evoluzione e affinamento in grado di aiutare gli acquirenti a non sbagliare quando cercano prodotti eco-bio. 
Per esempio, dall’aprile 2021, AIABAssociazione Italiana per l’Agricoltura Biologica, ha rilasciato una nuova versione del disciplinare cosmesi nella quale è stata aggiornata la lista delle sostanze da vietare e si è posta una regola più stringente per quanto riguarda le profumazioni sintetiche. Il disciplinare BIO ECO COSMESI AIAB, tramite specifiche restrizioni, garantisce nei cosmetici certificati elevati livelli di eco e dermo compatibilità. Ciò avviene:
-    promuovendo l’uso di materie prime certificate da agricoltura biologica (nell’elenco degli ingredienti è necessario evidenziare quelli biologici certificati) 
-    proibendo l’uso di materie prime di origine animale se la loro produzione provoca la morte o la sofferenza dell’animale 
-    proibendo l’uso di materie prime irradiate o ottenute da OGM
-    limitando la possibilità di utilizzo di determinate categorie di ingredienti noti per la loro scarsa eco o dermo compatibilità
-    spingendo per la scelta di materiale di confezionamento riciclabile
-    ammettendo solo quei profumi di sintesi di cui è provata la conformità a specifici requisiti previsti dal disciplinare.

Decidere per una certificazione porta un duplice vantaggio. All’azienda consente di posizionarsi in una fetta di mercato in piena espansione; al consumatore fornisce la garanzia di comprare un prodotto sicuro, rispettoso dell’ambiente e conforme alle aspettative.
In quest’ottica, QCertificazioni ha rinnovato l’accordo con AIAB per la certificazione in esclusiva degli standard. Ad oggi, sono oltre 9.600 i prodotti certificati sui quali è stato applicato il marchio “bio”, e 250 i soggetti (anch’essi certificati) che li producono e li distribuiscono.