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Blockchain, smart contract e "catene private"

Lug. 7 2021

QUANDO SERVE L'INTERVENTO DI VERIFICA DI PARTE TERZA

Il concetto di Blockchain viene applicato per la prima volta in concomitanza all’emissione del primo Bitcoin, oltre 10 anni fa. Da allora l’utilizzo di questo sistema di registro digitale - una struttura dati condivisa, immutabile e protetta dall’uso della crittografia - si è diffuso ad un ritmo crescente. 
Guardando al nostro Paese, nel 2019 l’Italia è rientrata nella classifica dei primi dieci al mondo per numero di progetti avviati, per un totale di 30 milioni di euro investiti in tecnologie Blockchain. Il 40% della spesa è riconducibile all’ambito di intervento delle assicurazioni, seguite da supply chain e tracciabilità di prodotto, specialmente nell’agri-food (Osservatorio School of Management Politecnico di Milano). E le cifre sono destinate a crescere, si prevede che nel mondo entro il 2023 saranno investiti 14,4 miliardi di dollari in progetti Blockchain (IDC, 2020).

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In ambito finanziario (nel campo delle cripto valute), il sistema delle Blockchain distribuite vanta un alto grado di sicurezza come conseguenza del numero di nodi e punti che le compongono. Essi, garantiscono che i dati siano immutabili, non corruttibili e indelebili, poiché ogni passaggio dev’essere validato dal 51% dei nodi che fanno parte della catena.

Nel caso degli smart contract, contratti intelligenti, utilizzati nell’ambito di transazioni o acquisti online, oppure in ambito assicurativo, le cose sono un po’ diverse. Pensiamo a una situazione tipo come quella che riguarda l’acquisto di biglietto ferroviario le cui clausole di utilizzo (il contratto) stipulate tra viaggiatore e vettore siano regolate da un sistema di blockchain; aggiungiamo che tra queste ve ne sia una che prevede il rimborso in caso di soppressione del treno. Ora immaginiamo che, a causa di un guasto alla motrice, il treno venga davvero soppresso: al viaggiatore spetta un riaccredito del denaro speso secondo modalità, tempistiche e percentuali esplicitate da singole voci del contratto al momento della stipula (l’acquisto del ticket). 
È sufficiente la sola blockchian a garantire l’intera operazione? La risposta è no. In una blockchain di questo tipo, con molti meno “nodi” rispetto alle catene distribuite che garantiscono l’immutabilità e la non alterabilità nelle cripto monete, la validazione deve avvenire attraverso l’intervento di un soggetto di parte terza che garantisca la catena.
In altre parole, perché l’operazione sia valida, i nodi che la confermeranno saranno il 50%, ai quali si aggiungerà il controllo “umano” di un soggetto come Bureau Veritas che attesti la veridicità delle informazioni immesse nel sistema. Il certificatore assume così il ruolo di oracolo nel confermare l’accaduto e intervenendo crea un ponte tra ciò che avviene in modo automatico all’interno dei nodi del sistema e quanto si è svolto nel modo reale. Proprio come è avvenuto nel caso del treno soppresso e del rimborso arrivato a buon fine.

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Una situazione più complessa per gestione dei dati può giungere quando occorre verificare catene più brevi, come nel caso delle Blockchain private generate da enti o società per controllare e gestire merci e prodotti. Infatti, è frequente imbattersi in uno dei seguenti casi:
■ immissione nel sistema di dati errati sin dal primo nodo, fatto che inevitabilmente altera tutte le informazioni inserite nei nodi successivi
■ numero estremamente ridotto di nodi, circostanza che rende poco utile il ruolo di controllo del 51% dei nodi
■ inserimento nei nodi di dati inutili o non sufficientemente selezionati a causa di una costruzione inefficace della Blockchain.

Si tratta di inesattezze comuni, talvolta generate da un “errore umano” altre volte dalla costruzione imprecisa della catena. Se la soluzione al primo è la formazione e la sensibilizzazione di coloro che dovranno contabilizzare e inserire i dati, la seconda può essere perfezionata con il supporto di esperti esterni che verificheranno la costruzione della Blockchain e il grado di incorruttibilità delle informazioni, facendone un efficace strumento di lavoro e non una dichiarazione molto più affine al marketing.

Una spinta in questa direzione, nel caso di catene private per il tracciamento di prodotti o di servizi, arriva dalla tecnologia: applicazioni mobile, sensori, intelligenza artificiale e riconoscimento di immagini, lettori di codici a barre o rilevatori di temperature e movimento. Sono tutte possibili fonti di dati da immettere nella catena. Affinché essi siano realmente utili occorre che percorso e finalità siano state tracciate con chiarezza. 

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