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Blockchaintracciabilità dei prodotti alimentari. Perché fidarsi non basta (più) 

Set. 26 2019

Tecnologia digitale per garantire la tracciabilità dei prodotti

Tracciabilità e frodi alimentari: poli opposti nel processo di acquisto di generi alimentari al cui centro ci troviamo noi consumatori. Più migliora la prima – diventando più precisa e dettagliata – più si riduce l’incidenza delle seconde. E i consumatori italiani paiono avere bene presente questa dinamica, dimostrandosi sempre più esigenti quando si tratta di ottenere informazioni su ciò che stanno comprando.
Infatti, per il 94% di essi è “abbastanza” o “molto” importante avere notizie in grado di ricostruire la vita degli alimenti, magari partendo proprio dalle materie prime. Un dato che mette in evidenza l’interesse per l’aspetto salutistico del cibo che, secondo il 67% sarà – nei prossimi anni – elemento determinante delle scelte di acquisto, anche più del gusto [Fonte: Censis]. Una tendenza, a dire il vero, già oggi presente, considerando il deciso aumento delle vendite di prodotti che rientrano nella categoria che possiamo definire “stile alimentare biosalutista” (Rapporto Coop 2018).

Questa generalizzata tendenza a ricercare ciò che è sano (oltre che buono), purtroppo, è spesso ostacolata dalle trappole rappresentate dalle cosiddette “frodi alimentari”. Infatti, di fronte a informazioni imprecise, ingannevoli o false, la lettura – anche molto attenta – dell’etichetta sul prodotto si rivela inutile.
Contraffazioni, sofisticazioni, adulterazioni, falsificazioni: gli inganni – di carattere commerciale o sanitario – ai danni dei consumatori continuano ad aumentare sia a livello nazionale che internazionale. Un sistema di illegalità non solo molto diffuso, ma anche di dimensioni considerevoli. Si stima, infatti, che nello spazio UE entrino qualcosa come 121 miliardi di euro di merci false all’anno.
Solo in Italia, nel 2018 l'ICQRF, cioè l’Ispettorato qualità repressione frodi del ministero delle Politiche Agricole, ha sequestrato 17,6 milioni di tonnellate di merce per oltre 21,8 milioni di euro. E tra i prodotti che hanno visto aumentare maggiormente il numero di contraffazioni o sofisticazioni vi sono il vino, con una crescita del 75%, la carne con +101% e le conserve con +78%.
Le notizie di reato sono poi cresciute del 58% rispetto al 2017, mentre le contestazioni amministrative del 13%. [Fonte: Mipaaft]

Benché le attività di investigazione, controllo e repressione siano fondamentali e doverose, esse non sono comunque sufficienti a fermare un fenomeno così esteso e diversificato. E ciò a prescindere dalla quantità di risorse investite in queste azioni. Quindi, cosa fare per diminuire – in maniera sostanziale – il numero degli illeciti e garantire una maggior tutela a noi consumatori, ma anche ai soggetti che partecipano e formano la filiera? Il 77% degli italiani crede che una risposta adeguata vada ricercata in un maggiore utilizzo delle nuove tecnologie. Meglio se digitali, aggiungono gli esperti.
In questo senso, la digitalizzazione del settore può condurre a un netto miglioramento dei percorsi e dei processi di tracciabilità degli alimenti. Come spiegano i ricercatori dell’Osservatorio SmartAgrifood del Politecnico di Milano, non tutte le tecnologie disponibili sul mercato si equivalgono. A quelle più “tradizionali” si affiancano altre più avanzate. Tra le prime troviamo piattaforme software pensate per la registrazione, analisi, integrazione e trasmissioni dei dati (che spesso necessitano ancora dell’intervento dell’uomo nelle operazioni di data entry). Mentre tra le più innovative vi sono quelle che uniscono software e hardware e che utilizzano la sensoristica IoT, la tecnologia RFID, i Big Data Analytics, il Cloud, i codici a barre.
Un ulteriore passo in avanti nella food safety è l’applicazione della blockchain a tutta la filiera. Sta diventando sempre più chiaro come questo registro digitale supersicuro i cui dati, una volta inseriti non possono essere modificati, alterati o cancellati possa avere svariate e fruttuose applicazioni oltre a quella originaria delle transazioni finanziarie. Con vantaggi non solo per noi consumatori finali, che avremmo la sicurezza che quello che viene indicato sull’etichetta corrisponde al vero, ma per tutta la filiera dell’agrifood. Anche in termini di riduzione degli sprechi ed efficientamento dei processi (meno tempo e risorse dedicate ai controlli).
In modo che “fidarsi” non sia più l’unica opzione disponibile.

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