climate-change-fuzzi

News

Il cambiamento climatico nel XXI secolo

Set. 20 2023

EVIDENZE DAL SESTO RAPPORTO IPCC

In vista del convegno “Climate Change: Il fronte dell’acqua” abbiamo raccolto la testimonianza del Dottor Sandro Fuzzi, Associato Senior dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR e Presidente del Clust-ER Energia e Sviluppo Sostenibile.

Image
Sandro_Fuzzi

L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) è il gruppo internazionale di scienziati incaricati dalle Nazioni Unite di fornire periodici rapporti sullo stato delle conoscenze scientifiche, tecnologiche e socio-economiche sul clima della Terra, l’impatto e i rischi futuri e le opzioni per la mitigazione del cambiamento climatico stesso.
IPCC ha appena concluso la compilazione del suo Sesto Rapporto e questo breve testo riassume, seppure in modo molto schematico, le principali evidenze derivanti dal Rapporto la cui preparazione ha impegnato centinaia di scienziati di tutto il mondo per quasi sei anni.
 

Indipendentemente dal luogo in cui viviamo, tutti sperimentiamo il “tempo atmosferico”: cioè come le condizioni della nostra atmosfera cambiano nel corso dei minuti, delle ore, dei giorni, o delle settimane.
Più difficile è invece percepire il clima, la media delle condizioni meteorologiche di un luogo calcolata su diversi decenni, e i suoi cambiamenti.
L’aumento delle temperature, le variazioni delle precipitazioni, l’aumento degli eventi meteorologici estremi sono tutti esempi dei cambiamenti climatici che stanno avvenendo, cambiamenti diffusi nell’atmosfera, nelle terre emerse, negli oceani e nei ghiacci.
Una panoramica dei cambiamenti climatici che stiamo osservando in tutto il mondo è disponibile qui.

Tutto il riscaldamento osservato dall’era preindustriale (1,1°C) è il risultato delle attività umane e le emissioni di gas serra (clima-alteranti) che ne derivano.
L’anidride carbonica è il gas serra che contribuisce maggiormente al riscaldamento climatico, seguito da metano e protossido di azoto.
A causa del riscaldamento climatico, tutte le regioni del mondo si trovano ora ad affrontare eventi estremi (ondate di calore, siccità e precipitazioni intense).
Ogni regione subisce diversi tipi di eventi estremi, ma dagli anni Cinquanta in tutte le regioni abitate si sono verificate ondate di calore più frequenti e più intense e in molte regioni si sono avute precipitazioni più intense, che hanno aumentato i rischi di inondazioni.
Inoltre, i suoli di alcune regioni sono diventati molto più aridi, causando gravi fenomeni di siccità con un impatto negativo sull’agricoltura, l’uomo e la natura in generale.
Il riscaldamento globale ha anche fatto sì che alcuni fenomeni estremi avessero luogo dove prima non erano comuni.
I modelli climatici mostrano che, anche se riduciamo fortemente le emissioni di gas serra a partire da ora, il riscaldamento non si fermerà del tutto almeno fino al 2050.
Questo perché le attività umane che causano le emissioni di gas serra non possono azzerarsi immediatamente.
Una forte riduzione dei gas serra a partire da ora rallenterebbe e ridurrebbe comunque il riscaldamento.
Con le politiche di riduzione delle emissioni clima-alteranti previste fino ad oggi a livello globale, il mondo raggiungerà 1,5°C di riscaldamento già nel periodo 2030–2040 (abbiamo già raggiunto 1,1°C nell’ultimo decennio) e, a meno di riduzioni rapide, massicce e sostenute nel tempo delle emissioni di gas serra, limitare il riscaldamento a 1,5°C o anche 2°C, come previsto dall’Accordo di Parigi siglato in sede ONU, sarà impossibile.
Molti aspetti del cambiamento climatico continueranno ad aumentare con il riscaldamento della Terra, gli eventi estremi peggioreranno e il ciclo idrologico si intensificherà e sarà più variabile (Si veda la figura).

Il riscaldamento del clima continuerà ad avvenire con velocità diverse in tutto il mondo, con maggiore intensità sulla terraferma rispetto all’oceano e sarà più intenso nell’Artico.
Infatti, ogni regione della Terra è unica e risente dei cambiamenti climatici in modo diverso.
Comunque, maggiore è il riscaldamento, più forti e diffusi sono i cambiamenti climatici in ogni regione.
Molti cambiamenti continueranno per centinaia o migliaia di anni.
L’atmosfera si riscalda infatti in modo relativamente rapido in risposta alle emissioni di gas serra, ma alcuni elementi del sistema climatico reagiscono molto lentamente al riscaldamento del pianeta. Cambiamenti come il riscaldamento degli oceani profondi, la fusione della calotta glaciale della Groenlandia e dell’Antartide e l’innalzamento del livello del mare rispondono lentamente al riscaldamento dell’atmosfera, ma continueranno a verificarsi per secoli, se non per millenni.
Questi cambiamenti sono definiti irreversibili perché continuerebbero a verificarsi anche se i gas serra o le temperature globali venissero ridotti immediatamente.
Per limitare il cambiamento climatico sono quindi necessarie riduzioni forti, rapide e durature dei gas serra, e solo se si riuscirà a raggiungere questo obiettivo, le temperature globali potranno essere stabilizzate.
Questo non significa comunque che le temperature globali torneranno ai livelli precedenti.
Ecco perché molti dei cambiamenti climatici già avvenuti non possono essere invertiti, ma solo fermati, rallentati o stabilizzati.
Una riduzione immediata e sostenuta nel tempo delle emissioni di gas serra rallenterebbe il riscaldamento globale entro un decennio, ma saranno necessari circa vent’anni prima di assistere chiaramente a una stabilizzazione delle temperature.
Ma poiché serve tempo per la stabilizzazione delle temperature, più aspettiamo ad agire, più tempo passerà prima di vedere i benefici delle azioni di mitigazione del riscaldamento del pianeta.

Climate Change: il fronte dell'acqua

Partecipa al convegno