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I trend dei mercati in Italia e le nuove sfide: sostenibilità e blockchain

Dic. 4 2019

In un contesto denso di incertezze, reso ancora più instabile a causa dei segnali di rallentamento delle principali economie europee congiunte alle forti oscillazioni dei prezzi delle materie prime, si comincia a rilevare un rallentamento nelle prospettive economiche del Paese e il contributo delle esportazioni (comunque ostacolate da politiche protezionistiche) non sarà probabilmente sufficiente a trainare la crescita se, come sembra, la domanda interna rimarrà molto debole in assenza di manovre significative di stimolo.

La sostenibilità economica di un’azienda elemento fondamentale per la crescita e la sua capacità di rimanere sui mercati passa sempre più dalla lettura dei mercati nei confronti della capacità della stessa di innovare da un lato, dall’altro di fornire garanzie a vario titolo (impatto socio-ambientale, sicurezza circa quanto comunicato etc...).

Aumentano, di conseguenza, le attività connesse alla sostenibilità. Secondo Gfk Eurisko, oltre un terzo degli acquirenti considera la sostenibilità un fattore decisivo almeno quanto qualità e prezzo.
Stessa cosa dicasi per gli investitori se oggi la dimensione del mercato globale di investimenti sostenibili raggiunge un terzo del totale.

Vorremmo sottolineare che una azienda dovrebbe essere economicamente sostenibile, a tutto tondo, non come spesso viene intesa, come una realtà attenta e motivata da principi etici, che redistribuisce una parte del valore generato sotto forma di beneficienza. Si tratta di una visione parziale del concetto di sostenibilità che non coglie a pieno l’essenza del fenomeno.

Un’azienda è realmente sostenibile se è in grado di garantire una posizione di business competitiva con ritorni stabili nel tempo.

Tre i fattori chiave di questa «stabilità competitiva» (fonte PCeresi):
1. creare valore condiviso con tutti gli stakeholder in modo duraturo nel tempo
2. misurare le decisioni di business analizzando tutti gli impatti (economici e non) che esse determinano
3. comunicare gli impatti di sostenibilità delle decisioni per ciascun stakeholder.

Il percorso di cui sopra presuppone l’inserimento della valutazione di rischi NON finanziari nel processo di Enterprise Risk Management, processo utile a favorire analisi dalle quali potrebbero scaturire opportunità di business per la creazione di valore aziendale sostenibile nel tempo, a beneficio di tutti gli stakeholder.
Contestualmente l’adozione di una forma mentale che favorisca l’uscita dall’autoreferenzialità attraverso il coinvolgimento di Terze Parti Indipendenti, consente una garanzia di maggiore trasparenza ai mercati insieme ad un corretto e trasparente utilizzo dello strumento della blockchain – che per definizione può rappresentare una tutela importante per aziende e consumatori.
L’implicazione della blockchain nell’Industria 4.0 ha generato una grande quantità di innovazioni che ci rendono ora in grado di adattarci a un nuovo modello di business ottimizzato, flessibile e più efficiente, basato sulla fiducia e la sicurezza di tutte le parti interessate. 
I campi di applicazione sono numerosi: gestione delle cripto valute (bitcoins), informatizzazione delle elezioni politiche (e-voting), miglioramento della logistica, controllo delle filiere produttive e catene di custodia, etc.

Si dovrebbe quindi non dimenticare di fare piani anche a medio termine perchè i processi di cui sopra pagano in un’ottica che non contempla il mordi e fuggi, ottica miope di rapina che ha caratterizzato per alcune realtà le cronache economiche degli ultimi decenni di cui ancora oggi i Paesi stanno riparando i danni.

L'azienda di domani sarà sostenibile e trasparente o non avrà modo di esistere. Gli indicatori ESG (Enviromental Social and Governance criteria), sono diventati parametri di giudizio dei CEO e governance trasparenti sono ormai fattori imprescindibili di competitività.
Anche l’industria chimica risente in modo amplificato dell’incertezza di cui sopra: le politiche di acquisto dei clienti sono orientate alla massima cautela e la volatilità delle quotazioni petrolifere rappresenta un ulteriore fattore di disturbo.
Il settore soffre del generalizzato rallentamento di quasi tutti i settori clienti, della mancata ripartenza delle costruzioni in Italia e della brusca frenata della produzione europea di auto.

Nell’ultimo decennio la forte proiezione internazionale delle imprese si è accompagnata ad un impegno crescente nella ricerca, con un aumento del personale dedicato prossimo al 70%. Questo processo ha dato i suoi frutti: negli ultimi 3 anni la produzione chimica in Italia è cresciuta più della media europea (+6,7% a fronte del +4,2%), risultato che trova conferma anche nell’anno in corso.
Grazie alle sue soluzioni tecnologiche i settori a valle affrontano meglio la concorrenza internazionale e raggiungono migliori prestazioni ambientali. Ogni anno, infatti, l’utilizzo di prodotti chimici evita in Italia l’emissione di gas serra per oltre 35 milioni di tonnellate di CO2 (fonte Federchimica) nonostante le complessità correlate alla mancanza di accettazione di impianti di smaltimento sul territorio, che oggi sconta il tema di "dove" possono essere collocati i rifiuti, dato che gli impianti di gestione dei rifiuti ubicati all'estero hanno ridotto la loro capacità di accogliere i rifiuti provenienti dall'Italia, anche per effetto della ripresa e della conseguente necessità di trattare maggiori quantitativi di rifiuti del proprio Paese.

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