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Cosmetici certificati? Bellezza e benessere garantiti e sicuri

Dic. 4 2019

Oltre 10miliardi di euro di consumo interno e un incremento del 1,7% che evidenzia valori pre-crisi e conferma l’indifferenza alle congiunture negative del mercato italiano. Il 76% degli acquirenti è donna, mentre il restante 24% uomo, con i prodotti per il viso a guidare la classifica delle macrocategorie più vendute.  Una produzione che si aggira intorno agli 11 miliardi, con l’export che fa segnare un +7,1% (dati Beauty Report del 2018). L’industria della cosmetica in Italia mostra numeri di tutto rispetto, quarto mercato per importanza in Europa dopo Germania, Francia e Gran Bretagna con 35mila occupati, che arrivano a oltre 200mila se si considera l’indotto.

A questo settore ufficiale, sicuro “alla luce del sole” se ne affianca un altro che, al contrario, fa del sommerso il suo terreno di coltura: quello della contraffazione. E i cosmetici, insieme agli accessori per abbigliamento, sono i prodotti più copiati e replicati. Secondo l’EUIPO, l’ufficio europeo che tutela la proprietà intellettuale, quasi 5 miliardi di euro – ovvero il 7,8% delle vendite totali – e 50.000 posti di lavoro vengono persi ogni anno nel settore dei prodotti cosmetici e dell'igiene personale (i dati sono del 2015, ultima rilevazione). E l’impatto sarebbe ancora più negativo se si considerasse anche la catena dei fornitori.

Questo se prendiamo in esame i numeri. La situazione si aggrava se pensiamo ai riflessi negativi sulla salute dei consumatori che, consapevolmente o meno, hanno acquistato e poi utilizzato prodotti contraffatti o non conformi alle norme vigenti. Le conseguenze sul nostro organismo sono purtroppo note e vanno da fastidi cutanei, arrossamenti, gonfiori più o meno intensi fino a complicazioni più severe legate a shock anafilattici e gravi forme allergiche. Pericoli che aumentano soprattutto quando questi “fake” sono destinati alla cura o alla cosmesi di parti del corpo particolarmente delicate quali occhi, bocca o cuoio capelluto.

Sono almeno due i consigli da seguire se non si vuole correre rischi. Il primo è acquistare solo attraverso “canali sicuri” come profumerie, grande distribuzione, farmacie, rivenditori autorizzati online, evitando invece le situazioni nelle quali è difficile controllare la provenienza del prodotto.
Il secondo, è leggere bene l’etichetta e verificare oltre a data di scadenza e integrità della confezione anche gli ingredienti, per scoprire se vi sono sostanze proibite o pericolose.
Un’operazione, quest’ultima, che non è alla portata di noi comuni consumatori, nella maggior parte dei casi inesperti. Allora come fare?

Un grande aiuto arriva dalla legislazione e dal sistema di certificazioni che riguardano il settore della cosmetica.
Si tratta, innanzitutto del Regolamento 1223/2009, entrato in vigore nel 2013 e obbligatorio per tutti gli Stati Membri, garante di un livello elevato di tutela della salute umana dei prodotti cosmetici immessi sul mercato nell'Unione Europea. Esso contiene una serie di disposizioni che garantiscono la sicurezza del cosmetico sotto vari punti di vista  e impone che tutti i prodotti cosmetici immessi sul mercato europeo siano conformi alle Good Manufacturing Practices (GMP) - Pratiche di Buona Fabbricazione. Si tratta di un insieme di regole che descrivono i metodi, le attrezzature, i mezzi e la gestione delle produzioni per assicurarne gli standard di qualità appropriati. In questo senso, la qualità di un prodotto deve essere costruita durante il processo di produzione, tenendo sotto controllo non solo il risultato finale, ma anche le varie fasi di realizzazione. E nel 2013 il rispetto dei requisiti GMP è divenuto obbligatorio per chi produce cosmetici.

Ma come è possibile dimostrare e certificare che i prodotti immessi sul mercato sono conformi alle disposizioni di legge? In aiuto di produttori e, conseguentemente, di consumatori vi è lo standard ISO 22716, norma armonizzata al Reg. 1223/09. Esso descrive le Pratiche di Buona Fabbricazione e promuove metodologie di valutazione secondo differenti categorie. Lo scopo della ISO 22716 non è limitato alla sola fase di produzione, ma include attività di controllo, conservazione e spedizione.

In questo caso, enti certificatori indipendenti si occupano di effettuare verifiche di terza parte e rilasciare la certificazione ai sensi della ISO 22716 alle aziende produttrici che ne fanno richiesta e che operano secondo le GMP.
I vantaggi? Sono un po’ per tutti. Per le aziende significa poter dimostrare ai portatori di interesse (dettaglianti, rivenditori, importatori...) che l'organizzazione e la produzione sono conformi alle Pratiche di Buona Fabbricazione, assicurare l'accesso a tutti i mercati europei e mondiali, ottimizzare l'efficienza operativa e poter ottenere la fiducia del consumatore, migliorando l'immagine dell'azienda.
Per i consumatori, la garanzia di acquistare un cosmetico sicuro.

Certificato, sicuro e anche biologico

Come in altri settori – alimentare soprattutto, ma non solo – anche nella cosmesi la parte inerente all’utilizzo di componenti naturali e sostenibili ha guadagnato sempre più quote di mercato, smettendo di essere una semplice tendenza e divenendo un segmento autonomo. Anche in Italia. Per capire la portata, possiamo dire che le attività imprenditoriali dedicate alla produzione e al commercio di cosmetici bio superano il migliaio, con un incremento del 133% rispetto al 2014. Ugualmente importante la crescita del commercio online, con i siti web dedicati passati da 250 a 481 (dati Rapporto Bio Bank 2019). 

Un mercato che per continuare ad ampliarsi e a conquistare la fiducia di consumatori motivati (come sono quelli che scelgono bio) non può fare a meno di dare certezze a chi lo sostiene. E la scelta – volontaria – di certificarsi da parte delle aziende diviene un efficace strumento per garantire ai consumatori la bontà dei propri prodotti, l’aderenza alle regole e ai valori del bio e, da ultimo, la serietà di chi sia li produce sia li commercializza.

Attualmente, grazie all’accordo di esclusiva stretto tra QCertificazioni e AIAB – Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica, sono oltre 8.000 i prodotti certificati sui quali è stato applicato il marchio “bio”, e 250 i soggetti (anch’essi certificati) che li producono e li distribuiscono. Sebbene il numero di aziende e prodotti certificati sia in costante crescita, ottenere la certificazione non è un processo immediato. Per arrivarci l’azienda si sottopone ad un’analisi di tipo documentale, dovrà infatti dimostrare all’ente terzo certificatore che:

·       le materie prime utilizzate rispondono a tutte le caratteristiche richieste dalla direttiva, provenienza inclusa
·       la “ricetta” individuata per produrre i cosmetici è equilibrata sia nella scelta degli ingredienti che nelle proporzioni in cui questi vengono utilizzati
·       l’involucro e la confezione che contengono il preparato siano non solo idonei allo scopo ma anche di facile smaltimento (biodegradabili) e poco inquinanti. 

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