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Inventari di GHG: Bureau Veritas sperimenta il nuovo approccio alla verifica delle emissioni di “scopo 3”

Giu. 5 2020

Nel mese di aprile 2020, Bureau Veritas Italia ha verificato l’inventario dei GHG del Gruppo Manni, storica realtà veronese tra i leader nel mercato internazionale delle lavorazioni in acciaio e dei pannelli isolanti metallici. L’inventario, tra i primi in Italia, è stato predisposto già ai sensi della nuova norma ISO 14064-1:2018, che, lo ricordiamo, è lo standard internazionale di riferimento per la quantificazione e la rendicontazione delle emissioni di gas ad effetto serra di un’organizzazione.

A seguito del positivo superamento della verifica da parte di Bureau Veritas Italia, il Gruppo Manni è la prima organizzazione in Italia ad aver ottenuto la registrazione nel programma nazionale Carbon Footprint Italy (CFI).

Una delle principali novità introdotte dalla ISO 14064-1:2018 è costituita dall’obbligatorietà di contabilizzare anche le emissioni indirette di “scopo 3”, cioè le emissioni correlate a infrastrutture e attività di proprietà di altre organizzazioni o controllate da altre organizzazioni; la precedente edizione della ISO 14064-1 considerava invece la contabilizzazione delle emissioni “di scopo 3” puramente discrezionale.

La contabilizzazione delle emissioni indirette di “scopo 3” ha portato a un notevole ampliamento dei confini dell’inventario dei GHG del Gruppo Manni rispetto al passato, in quanto sono stati contabilizzati anche trasporti e materiali utilizzati. Gli addetti ai lavori sanno bene che non sempre si riesce ad avere per tutte le emissioni di “scopo 3” lo stesso livello di garanzia che invece è solitamente possibile per le emissioni di “scopo 1” e di “scopo 2”.

Ed è proprio su questo aspetto che Bureau Veritas Italia – in modo assolutamente innovativo – ha fatto ricorso agli approcci metodologici previsti dall’edizione del 2019 dello standard ISO 14064-3. In particolare, è stato impiegato un approccio “mixed engagement”, tramite il quale una verifica “classica” è combinata con la modalità “Agreed Upon Procedures” (AUP), secondo cui è possibile per un ente di verifica non esprimere un livello di garanzia per determinati elementi, concordati con il cliente.

Il nuovo approccio si è rivelato utile ai fini dell’esame delle varie tipologie di emissioni indirette. Emissioni per cui è spesso molto difficile (se non, talvolta, impossibile) applicare una soglia di rilevanza, dato che tali emissioni non sempre sono correlate a informazioni di cui l’organizzazione ha piena disponibilità. In passato tale problema è stato frequentemente gestito applicando un livello di garanzia “limitato” all’intera verifica.

L’approccio AUP permette invece di verificare una grande quantità di dati in tempi e con uno sforzo ragionevoli, assicurando comunque l’efficacia delle attività di verifica.
Il nuovo approccio consente di fornire un ragionevole livello di garanzia in relazione a tutte le categorie di emissioni al quale viene applicato e di esprimere in tutti gli altri casi la valutazione di una corretta applicazione delle procedure stabilite dall’organizzazione, ritenute adeguate e pertinenti. Le nuove metodologie permetteranno maggiore trasparenza nella comunicazione verso gli stakeholders delle emissioni di “scopo 3” e agevoleranno le organizzazioni nella rendicontazione estesa all’intera filiera.