Il 30 novembre 2022 il Consiglio Europeo ha adottato il suo orientamento generale sulla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) ovvero la direttiva dedicata alla due diligence ambientale e sociale. La proposta di direttiva – avanzata lo scorso febbraio da parte della Commissione Europea - ha l’obiettivo di migliorare la protezione dell'ambiente e dei diritti umani introducendo un obbligo di due diligence sulla filiera. L'orientamento generale raggiunto dal Consiglio completa la posizione negoziale e conferisce alla presidenza il mandato di avviare negoziati con il Parlamento europeo.
Le disposizioni del testo adottato dal Consiglio si applicano, secondo un approccio graduale, non solo alle società dell'UE di grandi dimensioni ma anche alle società di paesi terzi che generano fatturato in UE. Le società devono soddisfare specifiche condizioni dimensionali per due esercizi finanziari consecutivi e viene posta particolare attenzione alle imprese che generano un fatturato netto di almeno 20 milioni di EUR in uno o più settori quali quello della moda, quello alimentare e quello minerario. A differenza poi della proposta di direttiva della Commissione UE, la decisione circa l’applicazione della direttiva agli istituti finanziari viene rimandata agli Stati Membri.
L’orientamento del Consiglio richiede alle imprese di adottare un approccio basato sul rischio che prevede la definizione delle priorità degli impatti negativi effettivi e potenziali generati dalla propria “catena di attività” su aspetti ambientali e sociali. Le società che ad oggi già monitorano e gestiscono i propri impatti lungo l’intera catena del valore saranno facilitate nella valutazione della gravità e probabilità degli impatti negativi identificati tenendo, anche in considerazione la loro portata.
Il perimetro su cui le imprese sono chiamate ad esercitare la due diligence di sostenibilità, a differenza di quanto inizialmente proposto dalla Commissione Europea che riguardava la responsabilità delle imprese in merito alle violazioni dei diritti umani e degli standard ambientali lungo l’intera “catena del valore”, consente ad oggi di escludere la fase di utilizzo dei prodotti dell'impresa o di erogazione dei servizi, concentrandosi esclusivamente sulla catena di approvvigionamento a monte.
Le società coinvolte avranno inoltre l'obbligo di adottare un piano che garantisca che il loro modello di business e la loro strategia siano compatibili con l'Accordo di Parigi per limitare l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5 °C. Pertanto, le imprese che hanno già intrapreso - o che intendono intraprendere - un percorso verso l’identificazione, gestione e minimizzazione del proprio impatto climatico saranno avvantaggiate nel dimostrare l’allineamento del proprio modello di business agli obiettivi di decarbonizzazione comunitari.