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Africa: una via per il Made in Italy (ma attenti alle regole

Mag. 29 2019

Abituati alle più o meno tradizionali rotte commerciali che portano il Made in Italy verso altre nazioni europee, gli Stati Uniti, l’Asia della Cina o del Giappone e in Paesi quali Russia e Brasile, in pochi pensano all’Africa come destinazione delle merci italiane.

Eppure per le imprese del nostro Paese gli scambi con il mercato africano valgono complessivamente oltre 70 miliardi di euro; guardando poi al solo settore agro alimentare l’Italia destina al mercato africano il 2,4% delle proprie esportazioni [fonte Nomisma].

I fattori che fanno dell’Africa un interessante orizzonte commerciale sono sostanzialmente due:

  1. la relativa vicinanza geografica. Per le imprese italiane esportatrici di piccole e medie dimensioni - che costituiscono la maggior parte del tessuto produttivo nostrano - la vicinanza è un fattore fondamentale. Infatti, secondo i dati raccolti da Nomisma, l’Italia recapita due terzi dei propri prodotti agroalimentari a Paesi UE, che costituiscono il cosiddetto mercato di prossimità, mentre un terzo viene consegnato in America (13,5%), Asia (9%) e Africa (2,4%).  Solamente l’1,7% delle imprese alimentari ha più di 50 dipendenti (in Germania raggiungono il 10,5% e in Spagna il 4,1%) ed esse destinano al mercato estero circa il 30% della produzione.
  2. il ritmo di crescita della popolazione. Secondo le analisi della Banca Africana di Sviluppo, la popolazione sta aumentando ad un ritmo del 2,6% annuo, e il 70% di essa è al di sotto dei trent’anni. La crescita sarà accompagnata dall’aumento dei consumi pro capite (+$190 secondo i dati UNIDO - United Nations Industrial Development Organization).

    Oltre ai prodotti agroalimentari, i beni più richiesti sono: macchinari, apparecchiature industriali e carburanti, mezzi di trasporto, prodotti chimici, materiali da costruzione e componenti d’arredamento.

    Per le imprese che desiderano rivolgersi ai mercati africani, le normative che disciplinano il Commercio Internazionale potrebbero essere un elemento di dissuasione, poiché la regolamentazione è complessa e in continua evoluzione. Tuttavia, per non perdere opportunità e tempo, può essere utile rivolgersi a enti terzi certificati che si occupino delle procedure di Verifica di Conformità, previste dalle Autorità Governative o di effettuare ispezioni volontarie che richiedono l’intervento in fase di Pre-Shipment di una Parte Terza Indipendente, in grado di attestare la congruità di quanto visionato fisicamente rispetto a quanto previsto dai termini contrattuali tra le parti interessate.

    Infatti, un numero sempre crescente di governi chiede per legge l’intervento di Organismi di Terza Parte Indipendente per controllare le merci in ingresso nel proprio Paese. Le ispezioni verificano la quantità, qualità visiva e la sicurezza del prodotto a fronte di standard nazionali o internazionali, nel rispetto dei requisiti regolamentari (legislazione locale) e contrattuali.

    Vantaggi di tali operazioni sono:
  • tutelare il consumatore e l’acquirente in generale da prodotti pericolosi o contraffatti
  • fornire all’acquirente la garanzia che i beni spediti siano effettivamente quelli che ha ordinato
  • semplificare le operazioni doganali
  • proteggere l’industria locale dalla concorrenza
  • proteggere l’ambiente

Avere garanzie sulle attività commerciali non è solamente un’esigenza delle Autorità Governative, bensì di tutti gli operatori coinvolti nelle attività di import/export (importatori ed esportatori, agenzie, banche, assicurazioni...) che necessitano di garanzie sulla conformità rispetto ai requisiti contrattuali delle merci oggetto del loro investimento commerciale.

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