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Carbon Footprint e Carbon Neutrality: trend in atto e corrette forme di comunicazione

Set. 6 2023

INTERVISTA A VINCENZO MICELI, ENVIRONMENTAL SUSTAINABILITY MANAGER DI BUREAU VERITAS

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Vincenzo Miceli



Mentre proliferano i claim di “Carbon Neutrality”, abbiamo chiesto a Vincenzo Miceli – Environmental Sustainability Manager della divisione Certificazione di Bureau Veritas – di aiutarci a capire quali sono gli standard di riferimento e i passi corretti per valorizzare la serietà del proprio impegno, evitando il greenwashing.

  • Vincenzo, quali segnali arrivano dalle aziende in merito alle emissioni di CO2?

    Negli ultimi tempi abbiamo riscontrato una maggior consapevolezza delle aziende sull’importanza di misurare e quantificare le emissioni di CO2 di organizzazioni , prodotti e servizi: in parallelo, si diffondono i programmi di riduzione e di compensazione, spesso associati a claim. 
    La spinta deriva sicuramente dalla legislazione, in primis quella europea, che ha fissato precisi target di riduzione delle emissioni di CO2 al 2030 e di neutralità al 2050.

    Le grandi imprese internazionali hanno iniziato ad organizzarsi almeno 10 anni fa e ora si trovano ad esercitare una forma di pressione sulla propria catena di fornitura, sollecitando informazioni e misurazioni necessarie per misurare il proprio scope 3 – emissioni indirette e arrivando a chiedere specifiche misure di riduzione delle emissioni e di  compensazione di quelle residue.
    Anche sul fronte pubblico si registra una pressione a favore delle certificazioni  ISO 14064-1 (Carbon footprint di Organizzazione) e ISO 14067 (Carbon footprint di prodotto/servizio), richieste in taluni bandi di gara volte a quantificare le baseline di CO2eq per le organizzazioni e prodotti al fine di definire successivamente specifiche politiche di riduzione e compensazione delle emissioni
    Tutto questo si traduce pertanto in una crescita significativa di certificazioni della Carbon Footprint delle organizzazioni, ai sensi della norma ISO 14064 parte I. Cresce anche rapidamente la domanda di certificazione sulla carbon footprint di prodotto, seppure i volumi complessivi non siano ancora equiparabili alla CFP di organizzazione.

    Cresce anche la richiesta di certificazione ai sensi del GHG Protocol Corporate Standard, anche esso -  come la ISO 14064-1 - riferito alla quantificazione delle emissioni di carbonio di un’organizzazione; a differenza però della norma ISO, il GHG Protocol non rende ancora obbligatorio il calcolo dello scope 3 (altre emissioni indirette) ma solo dello scope 1 (emissioni dirette) e scope 2 (emissioni indirette da energia importata), rendendo più agevole il calcolo. Il GHG Protocol non è però riconosciuto in tutti i bandi pubblici/privati nazionali, ma riconosciuto da importanti programmi  comunicazione e disclosure della sostenilità e del climate change: Bilanci Sostenibilità, Carbon Disclosure Project (CDP) e Science Based Targets initiative (SBTi).

  • La misurazione della carbon footprint è solo il primo passo di un percorso virtuoso. Quali sono gli step successivi?

    Dopo aver misurato la propria carbon footprint, riferita vuoi all’organizzazione nel suo complesso vuoi ad uno specifico prodotto o servizio, le aziende possono attuare programmi di riduzione e compensazione. In questo scenario, il terreno è fertile per la diffusione della PAS 2060 che valorizza appunto gli impegni di riduzione e compensazione delle aziende.

    Il meccanismo della PAS 2060 è chiaro: il primo anno, le aziende, a seguito della definizione di un dettagliato “Carbon Management Plan”possono compensare le proprie emissioni al 100%, acquistando crediti di carbonio da registri riconosciuti a livello internazionale e quindi dichiarare la propria neutralità
    Dal II anno in poi, la PAS 2060 richiede una certa percentuale di riduzione delle emissioni, e la conseguente compensazione delle emissioni residue. La strategia di riduzione – per quanto costosa – deve essere vista come un investimento: tipicamente, le aziende ricorrono alla elettrificazione della flotta auto; alla realizzazione di impianti fotovoltaici, alla riprogettazione di impianti/processi industriali al fine di diminuire ad esempio i consumi di gas naturale
    Si tratta di impegni notevoli, che attestano il profondo committment delle aziende; è importante però sottolineare la stretta correlazione che vi è tra riduzione delle emissioni di CO2, riduzione dei consumi energetici e quindi riduzione degli impatti economici in un contesto politico-energetico molto “aspro”
    Potremmo dire che il percorso PAS 2060 è tipico delle organizzazioni mature e profondamente motivate nel proprio percorso di sostenibilità. Al momento, la PAS 2060 è ancora una norma pionieristica per un èlite di organizzazioni che vogliono raggiungere la carbon neutrality e farne un elemento distintivo e di competitività sul mercato.

  • La PAS 2060 permette alle aziende di dichiarare la propia “carbon neutrality”?

    Sì, le aziende certificate possono vantare la carbon neutrality non solo della propria organizzazione, ma anche eventualmente dei propri specifici prodotti, servizi o degli eventi che essi organizzano e che si ripetono nel tempo.
    Tra i clienti che hanno scelto Bureau Veritas per la certificazione PAS 2060, segnaliamo un’azienda del settore edile, che ha scelto di qualificare i propri pannelli in compensato per l’edilizia come carbon neutral, distinguendosi rispetto alla concorrenza.
    O ancora, un’azienda produttrice di calzature antinfortunistiche, che comunica la carbon neutrality delle proprie calzature antinfortunistiche, abbinando un efficace messaggio di salute e sicurezza e sostenibilità ambientale.
    Mentre cresce la propensione delle aziende a comunicare la propria carbon neutrality, si affaccia all’orizzonte un altro standard destinato a catalizzare l’attenzione: è attesa infatti entro fine anno la norma ISO 14068, che disciplinerà la comunicazione di “carbon neutrality”.
     

  • Domanda spinosa: spesso si leggono dichiarazioni di “carbon neutrality” da parte di aziende che hanno effettuato soltanto azioni di compensazione, acquistando crediti di carbonio equivalenti alle proprie emissioni. Qual è il claim corretto in questi casi?

    In questi casi, quando le emissioni di un’azienda o di un prodotto sono compensate, la dicitura corretta è: emissioni di CO2eq compensate al 100%.

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