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Certificazioni per l’industria agroalimentare, soluzione efficace per aumentare la competitività
 

Mag. 29 2019

Nella vita degli italiani il cibo continua a ricoprire un ruolo di primo piano. A dirlo sono i dati presentati dal “Rapporto COOP 2018”, che dimostrano che “gli italiani sono in Europa quelli che destinano all’acquisto di cibo e bevande le maggiori risorse economiche (secondo l’OCSE, quasi 2.500 euro l’anno a persona, contro i 2.300 euro della Francia e i 2.000 euro della Germania).”
I consumatori del Bel Paese manifestano non solo la volontà di mangiare bene e sano, l’88% delle famiglie acquista abitualmente prodotti biologici (con una crescita di 1,3 milioni nell’ultimo anno), ma anche quella di sperimentare nuovi sapori, comprando nel 2018 il 12% in più di prodotti etnici. 
La lenta ma continuata ripresa dell’incidenza dei consumi alimentari (+1,3% nel periodo compreso tra il 2006 e il 2018), ha portato ad una moltiplicazione dell’offerta che però, non sempre si è dimostrata conforme alle normative nazionali e internazionali.
Il “6° Rapporto sui crimini Agroalimentari” elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla Criminalità nell’agroalimentare [https://eurispes.eu/news/eurispes-risultati-6-rapporto-agromafie/], evidenzia che nel 2018 le frodi alimentari sono aumentate del 59%. Tra le categorie merceologiche maggiormente colpite vi sono il vino (+75% dei reati), la carne (+101%) e le conserve (+67%).

Un ruolo importante nell’aumento delle frodi lo gioca il fattore costo, elemento determinante nella scelta dell’acquisto di alimentari.
Le stime Eurispes indicano che dal 2017 il business delle Agromafie ha raggiunto i 24,5 miliardi di euro, circa il 10% del fatturato criminale complessivo italiano.
In un panorama così articolato alle industrie agroalimentari, di tutte le dimensioni, non resta che uno strumento per presentarsi in modo affidabile e competitivo sul mercato nazionale e internazionale: ottenere certificazioni riconosciute a livello internazionale.
Si tratta di standard relativi alla sicurezza alimentare (come il PCQI e il BRCGS 8) e che attestano la messa in atto di pratiche per la prevenzione di frodi alimentari (certificazione ISO 22380).
La certificazione, nella maggioranza dei casi, è una misura volontaria della quale però possono beneficiare più soggetti:
1.    l’azienda che si certifica potrà dimostrare che la propria produzione risponde a standard internazionali condivisi, ottenendo così un vantaggio competitivo all’interno del mercato di riferimento
2.    il consumatore finale che al momento dell’acquisto avrà garanzia della qualità del prodotto scelto, senza spiacevoli -e talvolta gravi- ripercussioni sulla salute.

La certificazione inoltre potrà essere per l’azienda che la ottiene un ulteriore e non trascurabile strumento di marketing nei confronti del consumatore finale.

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