Nel mondo si contano più di 30 milioni di container. Nel solo 2017 ne sono stati aggiunti alla flotta 3,7 milioni di TEU, acronimo di Twenty-Foot Equivalent Unit la misura standard di volume nel trasporto dei container ISO (pari a circa 33 m2 di ingombro totale).
I numeri più alti segnati negli ultimi dieci anni (Container Census & Lease Industry. Annual Report 2019/2020).
Volumi notevoli che rispecchiano la quantità di beni, merci e sostanze che vengono costantemente movimentate da un luogo all’altro del pianeta per entrare a far parte del quotidiano di ciascuno di noi. Abiti, elettrodomestici, device elettronici, automobili, macchine agricole, alimenti, liquidi, sostanze pericolose e gas, polveri e materiali destinati all’industria petrolchimica, ma anche medicinali e sangue. Non c’è oggetto, sostanza o elemento che non possa essere spostato e trasportato da un continente all’altro o da una nazione all’altra all’interno di un container.
Per ogni categoria merceologica vi è il contenitore adatto: contenitori chiusi (standard), aperti in alto (open top), chiusi per solo su due estremità (flat rack), contenitori con sponde collassabili (flat rack collapsible) o contenitori speciali per i liquidi (tank containers, cisterne mobili e cisterne stradali). A questi si aggiungono i contenitori ad atmosfera controllata (reefer), in grado di preservare inalterate le caratteristiche di quanto racchiuso al loro interno.
Scatole il cui peso lordo, a seconda della forma e del contenuto, varia tra le 30 e le 55 tonnellate. I vantaggi del trasporto merci in questa modalità sono diversi, primo tra tutti l’intermodalità, ovvero la possibilità di scaricare e caricare questi grossi parallelepipedi di metallo da un mezzo di trasporto ad un altro, passando ad esempio dalla nave al treno e dal treno al camion.
I container possono essere venduti e noleggiati separatamente da ciò che contengono oppure acquistati in un unico pacchetto insieme alle merci (i cosiddetti container one-way).
Indipendentemente dalla formula che si predilige, ci sono due questioni che non possono essere ignorate.
- la prima riguarda il contenitore: come si può essere certi che questo ad ogni viaggio sia sempre in buone condizioni, sicuro e perfettamente funzionante?
- la seconda è relativa al contenuto: è possibile avere la certezza che lo stato, la quantità e la qualità di quanto viene caricato all’interno di ciascun container risponda agli standard di quello che si è acquistato e che rimanga tale e immutato nel corso del viaggio?
Relativamente allo stato del contenitore, sarebbe irragionevole ignorare gli stress fisici (sollevamenti, spostamenti e vibrazioni) e atmosferici (salsedine, venti, onde) ai quali i contenitori vengono esposti ad ogni viaggio. Per questa ragione trasportatori e proprietari sono obbligati a sottoporre i container a controlli periodici. La frequenza varia in relazione alla destinazione d’uso e aumenta con il trascorrere del tempo: inizialmente le verifiche avvengono ogni 5 anni, per poi intensificarsi ogni 2 anni e mezzo e, infine, ogni anno.
Chi non rispetta questo obbligo rischia di incorrere in sanzioni di natura sia amministrativa che penale. Ma non solo. Un container in cattivo stato, infatti, è potenzialmente pericoloso per chi lo movimenta e per l’integrità del carico che contiene.
Anche considerando il contenuto, importatori ed esportatori sono, in alcuni casi, obbligati da direttive nazionali e internazionali a sottoporre le merci a verifiche e ispezioni, le cosiddette VOC, Verification of Conformity. Questi controlli obbligatori, la cui natura e modalità variano a seconda dei Paesi di partenza e di arrivo, possono svolgersi prima del viaggio (verifiche pre-shipment) o a destinazione raggiunta (post-shipment).
Sia che si tratti di obblighi normativi, di una scelta volontaria o di una necessità legata a vincoli contrattuali ed esigenze dettate dalla linea di credito, la certificazione dei beni anche durante il carico da parte di un ente terzo, tutela tutti i soggetti coinvolti: produttori, esportatori, importatori, trader e soprattutto utenti finali.
A destinazione raggiunta i percorsi di merci e container si separano. Le prime vengono messe sul mercato, mentre i secondi possono tornare ad essere riempiti con altri beni oppure veder modificato il proprio uso.
La vita del container non si esaurisce con il trasporto. Esso può passare da oggetto “nomade” a elemento stanziale: certificandone nuovamente lo stato, la destinazione d’uso viene modificata trasformandolo in un alloggio, un laboratorio o un deposito per gli attrezzi.