Indice di Percezione Corruzione 2020: l'Italia mantiene il punteggio ma perde una posizione
Feb. 1 2021
L’Indice di Percezione della Corruzione (CPI) relativo al 2020, appena pubblicato, classifica l’Italia al 52esimo posto su 180 Paesi presi in considerazione. Il nostro Paese mantiene il punteggio pari a 53 come nella scorsa edizione ma perde una posizione in graduatoria. Il CPI 2020 segna un rallentamento del trend positivo che aveva visto l’Italia guadagnare 11 punti dal 2012 al 2019. Non proprio lusinghiera la posizione dell’Italia (20°) rispetto ai 27 Paesi membri dell’Unione Europea, come peraltro registrato già nel 2019.
Danimarca e Nuova Zelanda continuano ad attestarsi tra i Paesi più virtuosi, con un punteggio di 88. In fondo alla classifica, Siria, Somalia e Sud Sudan, con un punteggio, rispettivamente, di 14, 12 e 12.
Ricordiamo che il punteggio, determinato sulla scorta di tredici strumenti di analisi e sondaggi rivolti ad esperti del settore, si presenta in una scala da 0 (alto livello di corruzione) a 100 (basso livello di corruzione).
Negli ultimi anni l’Italia ha compiuto significativi progressi nella lotta alla corruzione: ha introdotto il diritto generalizzato di accesso agli atti rendendo più trasparente la Pubblica Amministrazione ai cittadini, ha approvato una disciplina a tutela dei whistleblower, ha reso più trasparenti i finanziamenti alla politica e, con la legge anticorruzione del 2019, ha inasprito le pene previste per taluni reati.
In questo contesto legislativo e regolamentare, si inserisce anche la norma UNI ISO 37001 che rappresenta sia uno strumento volontario di prevenzione e diffusione di una cultura della trasparenza e della legalità, che uno standard diretto a comportare benefici in termini di tutela del patrimonio, competività e rating di legalità.
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In base alle regole definite da Accredia per lo schema ISO 37001, l’Indice di Percezione della Corruzione è uno degli elementi che contribuisce a definire il livello di rischio delle aziende.
Sono considerate a rischio alto le aziende dislocate in Paesi che abbiano una votazione CPI inferiore o uguale a 30.
Sono invece considerate a rischio medio le aziende dislocate in Paesi che abbiano una votazione CPI fra 31 e 59: pertanto, avendo l’Italia un punteggio pari a 53, corrispondente al rischio medio, le aziende italiane vengono “di default” considerate a rischio medio di corruzione proprio in ragione del contesto Paese.
Nel caso di aziende dislocate su più Paesi, rientranti nello scopo del certificato, si applica l’indice del Paese con punteggio più basso.
Nello scenario attuale, caratterizzato dell’emergenza Covid-19, risulta più che mai fondamentale non abbassare la soglia di attenzione verso il fenomeno della corruzione.
Infatti, le nuove esigenze dettate dalla pandemia e la gestione dei fondi stanziati dall’Europa per la ripresa economica richiederanno necessariamente la previsione e l’attuazione dei giusti presidi di trasparenza e anticorruzione.
In questi termini, la presenza di un sistema di gestione per la prevenzione della corruzione conforme alla norma UNI ISO 37001 risulta essere il giusto strumento per gestire in maniera efficace le prossime sfide.
Fonte: Transparency International Italia