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La sostenibilità passa anche dai prodotti da costruzione

Mar. 27 2019

In Italia, negli ultimi due lustri, l’ambito delle costruzioni è stato interessato da sostanziali cambiamenti dovuti all’introduzione di direttive, decreti e linee guida che impongono e suggeriscono l’adozione di comportamenti più sostenibili per l’ambiente. Le ragioni delle direttive e delle normative italiane possono essere ricondotte a diversi fattori:
• l’avvento di tecnologie nuove e performanti che consentono da un lato il riuso di alcune componenti e che dall’altro hanno un minore impatto sull’ambiente;
• la possibilità legata all’uso di materiali diversi di ridurre i costi di smaltimento delle parti che compongono un edificio nel momento in cui questo giunge alla fine del suo ciclo di vita;
• la sostituzione del modello di economia lineare con quello di economia circolare;
• il perseguimento degli obiettivi imposti dall’Unione europea a ciascun Paese membro, che prescrivono l’utilizzo per le proprie costruzioni entro il 2020 del 70% di materiali riciclati (Direttiva 2008/98/CE).

A supporto di queste considerazioni, un esempio significativo del segno indelebile che le pratiche di costruzione hanno lasciato sulla morfologia e sull’aspetto dell’Italia: ad oggi abbiamo 2.500 cave attive per l’estrazione di materiali inerti ed oltre 15.000 siti dismessi e abbandonati (fonte: Legambiente).
Elemento quest’ultimo che, oltre a indicare un uso intensivo e talvolta poco responsabile delle risorse del nostro Paese, invita a porsi alcune domande. Soffermiamoci su quelle che a nostro avviso sono le principali: come poter incrementare comportamenti sostenibili in un’ottica di riduzione dell’impiego delle risorse? Come poter riutilizzare i materiali a fine vita?
L’adozione del Piano Nazionale per il Green Public Procurement (PAN GPP) con il Decreto Interministeriale dell'11 Aprile 2008 (G.U. n. 107 dell'8 maggio 2008) è stato uno dei primi passi fondamentali per promuovere, a partire dalla Pubblica Amministrazione, scelte che potessero condurre verso una riduzione degli impatti ambientali. I Criteri Ambientali Minimi (CAM), emanati dal Ministero dell’ambiente, si sono delineati fin da subito come gli strumenti operativi da utilizzare per il raggiungimento degli obiettivi dello stesso PAN GPP.
L’obbligo di inserire nei bandi di gara almeno le specifiche tecniche e le clausole contrattuali contenuti nei Criteri Ambientali Ministeriali, introdotto all’art.34 del D.Lgs 50/2016 (cd Nuovo Codice degli appalti pubblici), ha costituito un deciso passo in avanti nell’ambito della sostenibilità, rendendo ad oggi l’Italia l’unico Paese europeo in cui vige l’obbligo del GPP nel settore pubblico.
In particolare, per il settore dell’edilizia sono in vigore i criteri relativi all’ “Affidamento di servizi di progettazione e lavori per la nuova costruzione, ristrutturazione e manutenzione di edifici pubblici” (di cui al DM 11 ottobre 2017, in G.U. Serie Generale n. 259 del 6 novembre 2017), all’interno dei quali viene data particolare rilevanza alla caratteristica di contenuto di riciclato presente nei componenti edilizi utilizzati per le opere.
Da un esame superficiale delle norme citate è possibile avanzare due considerazioni:
a. l’Italia, anche sotto la pressione delle richieste europee, ha alzato gli standard richiesti per l’estrazione, l’uso e il riutilizzo di materiali da costruzione;
b. coloro che partecipano a gare per l’assegnazione di appalti pubblici sono tenuti a rispettare i requisiti cogenti di cui sopra.

Se da un lato le normative italiane hanno imposto alle imprese operanti in ambito pubblico di adeguarsi, dall’altro queste hanno fornito, alle aziende che hanno voluto cogliere l’opportunità, una spinta per confermare e consolidare attraverso le certificazioni la presenza nel mercato privato, continuando a collaborare con committenze internazionali.

Ma non è soltanto in ambito di appalti pubblici che si registra un radicale cambio di approccio verso l’intero processo edilizio: sempre più frequenti sono le opere sottoposte a certificazioni in accordo ai cosiddetti Rating System (ad esempio LEED, ITACA, BREEAM, eccetera), i quali assegnano un punteggio alla sostenibilità degli edifici prendendo in considerazione tutte le fasi del processo: progettazione, costruzione e manutenzione. Anche in questo caso, come in altri ambiti, particolare rilevanza viene attribuita ai componenti edilizi; ed anche in questa circostanza la via migliore per dimostrare di aver rispettato i requisiti imposti dal committente è che enti terzi certifichino le caratteristiche “green” dei prodotti. Adempiere ai requisiti cogenti o certificarsi spontaneamente sono entrambe azioni che portano al medesimo risultato: consentono a produttori e costruttori di proporsi sul mercato in modo competitivo, potendo provare la qualità della propria offerta e, nello stesso tempo, dimostrare attenzione per l’ambiente.

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