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La tutela dei consumatori (ma non solo) inizia sulla banchina dei porti

Feb. 27 2019

1. La merce via mare? Pesante come una cometa

Ogni anno quasi 11 miliardi di tonnellate di merce viaggiano via mare da un parte all’altra della Terra (dati UNCTAD, Review of Maritime Transport 2018). Se volessimo immaginare qualcosa di altrettanto pesante dovremmo guardare al cielo, nell’universo profondo, e precisamente alla cometa da un nome poco accattivante come 67P che gli astrofisici dell’Università di Colonia hanno stimato pesare più o meno così.
Quindi, nella nostra era digitale e 4.0, dove l’immaterialità delle transazioni pare essere il nuovo dominus, uno dei sistemi più antichi di trasporto e scambio di beni – quello marittimo, per l’appunto – non solo non sembra conoscere crisi, ma è in grado di crescere con percentuali medie superiori al 4%. E le previsioni al 2023 sono di un aumento medio intorno al 3,8%.
Se poi si guarda al solo trasporto in container e ai cosiddetti dry bulk cargo, essi hanno registrato l'espansione più rapida, crescendo del 6,4% nel 2017. Nel frattempo, il commercio di materie prime secche è aumentato del 4%, rispetto all'1,7% dell’anno precedente. Le spedizioni di petrolio greggio sono cresciute del 2,4%, mentre, insieme, i prodotti petroliferi raffinati e il gas sono aumentati di circa il 3,9%.
Durante l'anno sono state aggiunte 42 milioni di tonnellate lorde alla stazza globale, pari a un tasso di crescita del 3,3%.
La realizzazione di progetti come l’ampliamento del Canale di Suez non fanno che confermare questa tendenza: nel 2018 sono transitate oltre 18 mila navi (+3,6%) per oltre 983,4 milioni di tonnellate (+8,2%) di cargo trasportato.
Anche in Italia, i dati sono positivi: +1,8% nel 2017, con un incremento medio del 2% nell’ultimo quinquennio. I nostri porti, poi, sono in grado di gestire tutte le tipologie di merci, con una prevalenza delle rinfuse liquide (37%) e dei container (23%); importante anche il segmento del Ro-Ro, ovvero a caricazione orizzontale o rotabile (21%). L’import-export marittimo italiano ha registrato, dopo il periodo 2012-2016 tendenzialmente in calo, una forte crescita nel 2017: +12,4%, grazie a un aumento dei traffici in export del 9,7% e del 15,2% in import. Il valore dell’import-export marittimo italiano nel 2017 è stato di oltre 240 miliardi di euro (Rapporto semestrale Port Indicators di Srm e Assoporti).

2. Dalla banchina alla dispensa (di casa nostra)

L’importanza del trasporto marittimo non sta solo nei macro numeri che illustrano l’andamento, fra espansioni e contrazioni, dell’economia globale. Essa va oltre, chiamando in causa la quotidianità, le abitudini e il normale svolgersi delle attività – private e lavorative – che costituiscono la vita di ognuno di noi.
Benché spesso non ci si soffermi, è grazie al complesso sistema di spedizioni marittime che possiamo giornalmente usufruire di una continua e abbondante disponibilità di merci, beni e, conseguenti servizi, dai più semplici ai più complessi. Fra quelli primari vi è l’energia che, sotto forma di carburanti (benzina e gasolio in testa), ci permette di far muovere le nostre auto, riscaldare le nostre case, far funzionare i macchinari nelle nostre aziende o generare altra energia (elettrica) con la quale alimentiamo tutti i nostri dispositivi. Il tutto senza che vi siano – praticamente – restrizioni di quantità od orario nell’uso (se non il costo – la bolletta – che ognuno di noi dovrà sostenere per l’utilizzo).

Ma un sistema di trasporto di beni via mare ben funzionante e che rimanga preferibile ad altre modalità non è fatto solo da infrastrutture (i porti, per esempio) o da mezzi (le navi cargo o le petroliere) adeguati per capacità e numero.
Esso presuppone l’esistenza di una complessa rete di operazioni e attività che consentono alla merce di arrivare sempre a destinazione. Perché l’obiettivo, in fondo, è sempre riconducibile ad uno solo: far sì che quello che viene spedito via mare – qualunque cosa sia – arrivi nel luogo stabilito in tempo e soprattutto in condizioni ottimali, conformi agli standard di colui che l’ha prodotto e di chi l’ha scelto e acquistato.
Quindi, le merci viaggiano passando dalla banchina di un porto situato in qualche luogo remoto del globo alla nostra dispensa (o al serbatoio delle nostre auto). Ma quale garanzia abbiamo sulla loro integrità?

3. L’ispezione a tutela di tutta la filiera

Prima che il settore delle ispezioni navali condotte da enti terzi – quali Bureau Veritas – diventasse elemento pressoché indispensabile, il problema di avere un controllo garantito della merce era già ampiamente sentito dalle società commerciali olandesi, inglesi e francesi, all’epoca gloriosa dei grandi velieri, almeno dalla fine del Seicento. È tuttavia nell’Ottocento, che le compagnie di navigazione hanno cominciato a rilasciare documenti – chiamate “lettere di garanzia” o “letter of indemnity” – per attestare la conformità della merce scaricata con quella precedentemente imbarcata.
La verifica è dunque una fra le operazioni più importanti e delicate del sistema di trasporto merci. Senza il controllo o l’ispezione accurata dei carichi durante le operazioni di imbarco e sbarco lo scambio via mare perderebbe affidabilità, divenendo insicuro e incerto e, di conseguenza, marginalizzato e abbandonato a favore di altri sistemi più garantiti.
“Garanzia”, dunque diviene la parola chiave o, sarebbe meglio dire l’ “architrave” su cui in parte si regge questo sistema. Senza di essa tutti i soggetti interessati ne verrebbero danneggiati. Infatti:

chi produce e vende, desidera che il suo prodotto arrivi a destinazione integro e intatto per quantità e qualità. Solo così potrà continuare ad operare, mantenere alta la reputation, ampliare il business
chi compra e rivende, ha le medesime esigenze: avendo investito denaro in un determinato prodotto e dovendo ricavarne altro proprio dalla compravendita ha a cuore l’integrità dello stesso
• a chi lo consuma (noi) deve essere garantito che ciò che acquista e che usufruirà sarà esattamente quello che ha scelto e per cui ha sborsato denaro. Senza mancanze, alterazioni, difformità.

Ma non solo. Armatori, personale di bordo, personale di terra, spedizionieri e le altre professionalità che partecipano alla filiera del trasporto marittimo hanno tutto l’interesse che vi sia la garanzia che la merce arrivi nelle condizioni di partenza.

4. Una garanzia anche per le assicurazioni (specialmente nell’oil & gas)

Dolo, manomissioni, furti, operazioni illecite o illegali, distrazioni e incompetenza, incidenti e fatalità: sono molte le ragioni che possono portare all’alterazione di un carico durante tutto l’arco del processo di trasporto. La risposta più efficace e in grado di garantire i singoli attori e il sistema nel suo complesso sta solo in un monitoraggio continuo e in controlli approfonditi fatti da personale esperto.
Lo sanno bene le grandi compagnie di assicurazioni che vedono proprio nella presenza o nell’assenza di ispezioni e di successive certificazioni del carico – dall’imbarco alla consegna – da parte di soggetti terzi la ragione prima per assicurare o meno la merce trasportata. Per chi assicura il carico l’ispezione è lo strumento per evitare futuri reclami o richieste di indennizzo in caso di difformità tra l’imbarco e lo sbarco.

Il trasporto di carburante è un esempio da manuale sull’importanza della verifica e del controllo. Per ogni transazione ci deve, infatti, essere:

a) certezza sulla quantità di prodotto petrolifero trasportato
b) certezza sulla qualità dello stesso; per esempio verificare che non vi siano contaminazioni
c) certezza che il prodotto trasportato sia davvero quello indicato e non un altro (gasolio al posto di benzina, per esempio) e che dunque non vi siano stati errori sulla caratterizzazione degli stessi in fase di produzione, preparazione, trasporto e consegna. Si può immaginare il danno provocato dallo scambio di combustibili, con il diesel immesso inconsapevolmente dagli automobilisti nelle loro auto alimentate a benzina e/o viceversa. I controlli, garantiti da procedure e standard internazionali, partono dal petrolio greggio estratto dai pozzi fino alla consegna del prodotto raffinato presso i distributori.

In conclusione. Avere merce di cui possiamo ricostruire la provenienza, essendo sicuri che non abbia subito alterazioni per qualità e quantità: questa è l’imprescindibile garanzia che gli operatori del settore da una parte e i consumatori dall’altra devono continuare a pretendere. Questa sicurezza, poi, è il risultato di un lavoro intenso e approfondito da parte di società specializzate e di professionisti di alto livello, impegnati quotidianamente in attività di verifica sempre più dettagliate.
Stando così le cose, possiamo dirci tranquilli? La presenza sul mercato delle ispezioni mercantili di soggetti che promettono controlli dettagliati, precisi e puntuali a fronte di richieste economiche spesso stracciate, ci fa dubitare sulla reale competenza e accuratezza del lavoro. 
Il rischio è dunque che dietro alle promesse vi sia poco di veritiero, se non l’assenza di certezza su quello che ci accingiamo ad acquistare o a consumare.

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