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"OPEX Solution Approach”
per garantire l'integrità di un asset aziendale

Feb. 27 2019

La cultura dell’investire adeguate risorse per prevenire i rischi o per garantire il mantenimento e il buon funzionamento di un asset aziendale è, purtroppo, ancora poco diffusa. La tendenza a prediligere la reazione (risposta a un evento) piuttosto che la prevenzione mostra una certa carenza di programmazione tipica di una logica che oscilla tra il fatalistico e l’emergenziale (“se dovrà succedere, succederà” o “quando accadrà vedrò cosa fare”). Un atteggiamento che, in un certo senso, ritroviamo anche quando si tratta di scegliere la modalità più adeguata di utilizzo delle risorse economiche in una corretta gestione operativa di un asset aziendale.
Infatti, se la spesa di capitale o CAPEX (CAPital EXpenditure), intesa come il costo per sviluppare o fornire asset durevoli per il prodotto o il sistema, è generalmente presa in considerazione, quella operativa o OPEX (OPerating EXpenditure), da intendersi come il costo necessario per gestire un prodotto, un business o un sistema, non sempre viene compresa appieno o utilizzata – specialmente alle nostre latitudini.

Ma quali sono i vantaggi di uno o dell’altro modello?
Nell’ormai dominante tendenza semplificatoria, si vorrebbe arrivare, anche in questo caso, a vedere CAPEX e OPEX come due termini antitetici, inconciliabili. Un’idea fuorviante che impedisce una riflessione serena e senza pregiudizi.
Le spese CAPEX hanno come finalità l’aumento delle entrate, l’ingrandimento o la protezione del business e riguardano l’acquisto di beni, macchinari, attrezzature, il loro mantenimento e l’eventuale ampliamento. 
La capacità di acquisto e il conseguente possesso di beni e asset diventano elementi in grado di dare solidità a un’azienda sia in termini assoluti (essere padroni di beni durevoli), sia agli occhi degli investitori o degli stakeholder che potrebbero considerare la proprietà un indice del buono stato di salute di una company (va da sé che spese eccessive possono trasformarsi in boomerang). Le spese CAPEX, quindi, non solo mantengono la loro importanza, ma continuano a essere indispensabili per certe tipologie di aziende ad alta intensità di capitale, come per esempio quelle del comparto Oil & Gas

Tuttavia, ai vantaggi propri di questo approccio alla spesa, fanno seguito alcuni svantaggi. Innanzitutto, CAPEX significa esborso anticipato di risorse economiche, talvolta anche ingenti. In secondo luogo, i beni acquistati, pur se ben manutenuti e gestiti saranno naturalmente soggetti:
a) a un progressivo deprezzamento
b) a un invecchiamento non solo strutturale ma anche a un superamento dal punto di vista tecnologico.
Terzo, se da una parte il possesso di beni può essere giudicato quale elemento di solidità, dall’altra esso diviene anche “peso”, se non addirittura “zavorra”, esempio concreto di risorse economiche bloccate e non utilizzabili.

L’OPEX, invece, porta con sé un approccio integrato e flessibile all’investimento di risorse e alla gestione degli asset. Esso è composto dai costi ricorrenti di un prodotto, sistema o azienda; può includere i costi dei dipendenti e le spese di impianto (ad esempio l'affitto).
Rispetto alle spese CAPEX che – come abbiamo visto – sono da mettere a bilancio e sono ammortizzate nel corso della vita del bene (solitamente 3 anni), quelle operative si presentano sul conto profitti e perdite e fanno riferimento alle spese sostenute su base continuativa. 
L’approccio OPEX porta interessanti vantaggi sia ad aziende di dimensioni più ridotte, con meno liquidità, sia a grandi compagnie che non hanno problemi di flussi di cassa. In entrambi i casi, le risorse economiche non anticipate per l’acquisto di beni rimangono disponibili per altre tipologie d’investimento anch’esse destinate al miglioramento dei servizi/prodotti o all’ampliamento del business. 
La spesa per IT e per l’adeguamento alle nuove tecnologie ne è un esempio calzante: una realtà aziendale – specie se appena nata – preferisce “noleggiare” il servizio IT nella sua globalità, piuttosto che acquistare l’infrastruttura, le macchine e i software. Non a caso, i modelli SaaS basati su abbonamenti o sottoscrizioni mensili o annuali che consentono esborsi graduali e la possibilità di continui aggiornamenti vanno proprio in questa direzione. 
Tuttavia, se ci si focalizza su grandi gruppi dell’Oil & Gas o delle utility, della chimica o della farmaceutica, la scelta per spese operative supera e va oltre il semplice risparmio monetario (sotto forma di mancato anticipo per l’acquisto di beni) ma riguarda, piuttosto, questioni più ampie e strategiche. Senza dubbio, tra queste, vi è l’esigenza di efficientare la gestione, il funzionamento e l’integrità degli asset attraverso un preciso, valido e continuato lavoro di controllo, verifica e supporto. 

Nel dettaglio, la Value Chain dell’OPEX riguarda proprio le varie fasi di un asset, dalla sua “nascita” fino alla dismissione. Essa è suddivisa in 5 macro aree, ovvero:

1. Inspection & Maintenance Engineering, relative a un lavoro di analisi e di strategia 
2. Commissioning & Start-Up, relative ad attività di operation 
3. Day to Day operation, legate ad attività di mantenimento della safety e della performance
4. Asset Management, relative ad attività di mantenimento dell’affidabilità 
5. De-commissioning & Transfer, relative alla sostenibilità (due-diligence).

In conclusione, esternalizzare servizi di gestione, specialmente per aziende complesse con esigenze molto precise e che necessitano di professionalità ultra specialistiche, vuol dire: 

• avere a disposizione un team preparato e sempre aggiornato pronto ad intervenire 
• sgravare l’azienda di responsabilità nel caso di malfunzionamento o altre evenienze
dare valore all’asset sul quale – a suo tempo – è stata investita un’ingente somma di denaro.
E ciò ha riflessi concreti sul corretto funzionamento e sulla business continuity, ma anche sulla reputation nei riguardi di stakeholder e investitori.

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