Un altro importante tassello viene aggiunto nel quadro della Certificazione della parità di genere: dopo la pubblicazione della Prassi di Riferimento UNI 125:2022, che ne definisce i requisiti, e dopo la pubblicazione della circolare Accredia che regolamenta lo schema di certificazione, in occasione del primo Comitato Tecnico utile di Accredia – svoltosi il 30 Giugno - Bureau Veritas ottiene l’accreditamento ad operare.
Bureau Veritas Italia si conferma tra i pionieri di questa certificazione destinata a segnare una svolta a favore della gender equality nelle aziende italiane: introducendo un sistema di gestione associato ad un preciso e puntuale cruscotto di indicatori di gender equality, il meccanismo introdotto dalla PdR/UNI 125:2022 contribuisce a sfondare quel soffitto di cristallo che ancora oggi ostacola la crescita delle donne in azienda.
I dati parlano chiaro: l’Italia è afflitta da un basso tasso di occupazione femminile (dati 2018 sostanzialmente stabili nei dieci anni precedenti): 49,5% a fronte del 67,6% del tasso di occupazione maschile. Ma il divario assume proporzioni drammatiche se guardiamo il fenomeno nel Sud del Paese: 32,8% soltanto delle donne risulta occupate. Questi dati collocano l’Italia al fanalino di coda in Europa, seguita solo da Grecia e Malta.
Sotto occupate ma meglio istruite: secondo il Censis (2019) le laureate in Italia sono pari al 56% del totale e addirittura rappresentano il 59,3% degli iscritti a dottorti di ricerca, corsi di specializzazione o master. Sono però ancora in minoranza nei percorsi di laurea STEM (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica).
Le donne in posizioni manageriali sono circa il 27% del totale, a conferma degli ostacoli che ancora limitano le possibilità di crescita, in primis le conseguenze della genitorialità, che ha effetti fortemente asimmetrici su uomini e donne. Nelle posizioni manageriali le differenze di genere relative al reddito sono più elevate, pari a circa il 23% (Istat).
Con la certificazione ai sensi della PdR 125:2022, le aziende dovranno confrontarsi con i numeri, misurando una serie di indicatori quantitativi – quali ad esempio il differenziale retributivo a parità inquadramentale – che porteranno ad aprire gli occhi di fronte ad un fenomeno sottovalutato in quando non puntualmente rilevato.
Ma non basterà misurarsi: per potersi certificare occorrerà raggiungere uno scoring minimo (60% dei “punti” a disposizione), dimostrando di essere più virtuosi della media nazionale o di settore, o in taluni altri casi evidenziando prestazioni con trend in miglioramento. Solo al superamento dello scoring minimo sarà possibile accedere alla certificazione e, conseguentemente, agli sgravi fiscali e alle premialità ad essa associate.
Un ulteriore elemento innovativo introdotto dalla PdR/UNI 125:2022 riguarda la coerenza degli organismi di certificazione: per potersi accreditare devono dimostrare innanzitutto di soddisfare i requisiti della stessa Prassi, dando dunque il buon esempio prima di poter valutare le altre aziende.
Bureau Veritas ha dunque dimostrato ad Accredia non solo la adeguatezza dei propri processi interni di delivery del servizio, ma anche l’allineamento ai requisiti di parità di genere codificati dalla Prassi di Riferimento. Una conferma che non è una sorpresa, dal momento che nel 2018 Bureau Veritas Italia aveva già scelto volontariamente di certificarsi a fronte dello schema di Gender Equality GEEIS.
La sfida per Bureau Veritas Italia è ora duplice: sul fronte interno, continuare a migliorare le performance sulla parità di genere; sul fronte esterno, raggiungere e soddisfare le richieste di formazione e certificazione sui temi della Diversity & Inclusion che sono esplose, grazie alla spinta esercitata dalla Prassi di Riferimento UNI 125.